Torno a scrivere del terremoto in Emilia, dopo avere parlato, nei giorni scorsi, di quella “paura in più” che si abbina alla condizione di disabilità.
I tanti contributi ricevuti dopo quel primo testo mi hanno dato la conferma di avere toccato un tema reale, sentito, ma sottotraccia, come spesso avviene. Con due argomenti importanti. Il primo è legato alla paura che i familiari vivono costantemente, convinti come sono di non poter fare altro, in caso di catastrofe, che rimanere accanto ai propri figli impossibilitati a mettersi in salvo in modo autonomo. Il secondo invece, positivo, è la constatazione che le persone disabili (in carrozzina, o non vedenti, o non udenti) sono abituate a fare i conti realisticamente con se stessi e con il proprio “territorio”: conoscono bene i propri limiti e difficilmente vanno nel panico. Ma nonostante ciò, inutile dirlo, subiscono come e più degli altri Cittadini le conseguenze devastanti dei danni provocati dal sisma.
Il motivo è semplice: la vita di una persona con disabilità dipende da una solida rete di azioni concatenate. La mobilità personale, innanzitutto, è a rischio: basta che manchi a lungo la corrente elettrica, ad esempio, per impedire il funzionamento di ascensori, ventilatori polmonari, carrozzine elettroniche, computer, telefoni cellulari. Ossia gli strumenti ormai fondamentali per una vita indipendente e autonoma.
I danni strutturali agli edifici, poi, costringono a cambiare bruscamente abitudini e punti di appoggio sicuri: le evacuazioni di questi giorni – per quanto guidate e condotte con perizia e competenza dalla Protezione Civile – costituiscono comunque un trauma per chi deve dipendere dagli altri per i propri spostamenti, e anche per le altre funzioni normali della vita quotidiana (basti pensare ai servizi igienici, al cambiamento di letto, all’alimentazione).
Il prolungarsi di situazioni di disagio, infine, incide fortemente su tutti coloro – e sono tanti – che normalmente nei paesi interessati dal terremoto accedono ogni giorno a collaudati e utilissimi servizi diurni (i centri socio-educativi, solo per fare un esempio). Le famiglie dunque, già provate dal terremoto, devono quasi sempre farsi carico direttamente e tutto il giorno di figli con disabilità grave (penso anche alle disabilità intellettive o plurime).
Ecco perché è importante, in questi giorni, la disponibilità di numerose associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie – ad esempio di quelle della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, il cui indirizzo nazionale è presidenza@fishonlus.it) – ad accogliere segnalazioni, richieste di intervento e di aiuto concreto, ma anche proposte di solidarietà, di sollievo, di conforto psicologico e pratico, di vicinanza, insomma.
Un passaparola che può rendere certamente più veloce la soluzione almeno di qualche situazione di emergenza, in modo semplice e diretto, nel tentativo di “superare l’handicap” del terremoto.
E a proposito di quanto scrive Franco Bomprezzi, ci sembra particolarmente importante segnalare la proposta proveniente da Modena, ed esattamente dal locale Centro Servizi per il Volontariato, che ha predisposto l’apposito sito internet, donato dalla ditta DMDigital e gestito dai propri operatori, con diverse sezioni, tutte a disposizione dei Cittadini: da come donare alle richieste dai territori a dove consegnare il materiale raccolto. Tutte informazioni costantemente aggiornate dagli operatori del Centro.«Abbiamo cercato di muoverci rapidamente – dichiara Angelo Morselli, presidente dell’ASVM (Associazione Servizi per il Volontariato di Modena), che gestisce il Centro Servizi -, come volontariato, perché quello che possiamo fare noi con i volontari è complementare e diverso dall’operato della Protezione Civile. Ci sono volontari appartenenti alle associazioni del territorio che si stanno occupando della distribuzione dei pasti o dell’animazione nei campi: è necessario riconquistare ora quel senso di comunità che la perdita della casa o delle certezze di una vita possono mettere in crisi. Ed è per noi fondamentale il raccordo, nell’operare, con la Protezione Civile, per capire le esatte necessità del territorio colpito dal terremoto e con il Forum del Terzo Settore di Modena».
Per quanto riguarda infine la presenza di volontari nei luoghi colpiti dal sisma, il Centro Servizi per il Volontariato di Modena raccoglierà – sempre tramite il sito dedicato – le disponibilità dei singoli Cittadini, per poi organizzare la risposta nel tempo: mentre infatti in questo primo momento di emergenza è necessario che ad operare siano volontari formati di Protezione Civile, sarà poi altrettanto necessario garantire alle popolazioni colpite dal terremoto un aiuto stabile nel tempo.
Per ulteriori informazioni: Chiara Tassi (chiara.tassi@volontariamo.it).