In vista della grande mobilitazione promossa per il 13 giugno a Milano dalla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) – la componente regionale lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – contro i pesanti tagli in corso nel settore sociale e per la Vita Indipendente e l’Inclusione delle persone con disabilità, il Comitato Lombardo per la Vita Indipendente, nell’aderire all’iniziativa, ha anche lanciato in questi giorni una petizione, presentata con il seguente testo, che ben volentieri riprendiamo.
È dalla notte dei tempi che assistiamo alla rappresentazione che dipinge le persone con disabilità unicamente come “costi”, “pesi per la società”, “grumi di dolore” a cui non c’è rimedio, “mostruosità” da custodire pietosamente lontane dal consesso umano…
Ricorrentemente – per esempio da due anni a questa parte – ci si ricorda di completare la messinscena, tratteggiando con meticolosità la presenza di “orde di falsi invalidi” accampate in ogni dove. Si tratta di una campagna mediatica che fa uso dell’immaginario collettivo, per orientare sapientemente le coscienze affinché possano accettare o tollerare che sempre più diritti vengano sottratti ai Cittadini e alle Cittadine, agli Uomini e alle Donne, perché le risorse economiche possano essere impiegate per altri interessi.
In realtà, noi persone con disabilità siamo – come tutti e tutte – un costo, ma anche una risorsa, visto che siamo anche contribuenti, lavoratori, datori di lavoro, studenti, studiosi, genitori, nonni, volontari, consumatori, eccetera. Abbiamo dei problemi, ma proponiamo incessantemente soluzioni per evitare che divengano o che rimangano fonte di disagio sociale.
Siamo un peso solo per chi non vuole vedere le soluzioni, di gran lunga meno costose rispetto a quelle imposte, che fanno al caso nostro. Siamo un peso soprattutto per chi non vuole riconoscere la paura di poter acquisire delle disabilità in qualunque istante e senza preavviso (malattie, traumi, decadimento fisico e/o cognitivo). Ci portiamo appresso la nostra fatica di vivere, ma la vita ci piace e vogliamo viverla come tutte e tutti.
Sulla mostruosità possiamo ricordare il celebre detto: «Il sonno della ragione genera mostri». Può apparire ermetico, ma con pochi attimi di riflessione si riesce a coglierne appieno il significato. Quanto ai “falsi invalidi”, è stato autorevolmente dimostrato che sono una percentuale di molto inferiore (il 4%) a quella sventolata strumentalmente dai mezzi di comunicazione di massa (il 10%, il 24%!).
Quello che non si vuol vedere vogliamo mostrarvelo noi: molte, ancora troppe, persone con disabilità sono costrette a vivere in istituti o a carico della famiglia, supportate, quando va bene, con qualche ora di assistenza domiciliare fornita da cooperative. Sono queste “soluzioni” che fanno di molti di noi dei poveri esseri reclusi, bisognosi, sofferenti. Riuscite a immaginare la vostra propria vita recluse/i in casa, aspettando che qualcuno vi accudisca quando riesce a liberare un po’ del suo tempo per farlo? Riuscite a immaginare per voi stesse/i di non poter uscire a piacimento e relazionarsi al resto del mondo negli stessi tempi e modi in cui lo fa il resto della gente? Conosciamo il brivido di orrore che vi attraversa dopo aver letto queste domande! Ma la soluzione non è il suicidio, la soluzione è la vita intesa nel suo significato più bello: la lotta.
Gli istituti – che in Lombardia si chiamano RSD [Residenze Sanitario Assistenziali per Disabili, N.d.R.] – sono segreganti, avvilenti e molto costosi. Le famiglie lombarde sono considerate, a dispetto di tanti proclami dell’Amministrazione Regionale, manodopera su cui scaricare il peso dell’assistenza dei loro cari e non un nucleo formato da Donne e Uomini, Cittadini e Cittadine con dei diritti individuali.
Qualche ora giornaliera di assistenza da parte di lavoratori delle cooperative non risolve certo i grossi problemi di assistenza di cui sentono la carenza le persone con gravi disabilità e neppure assicura loro i diritti alla libertà, alla sicurezza, alla vita privata, a una loro vita familiare, a potersi esprimere, riunire, associarsi.
La Regione Lombardia rifiuta ostinatamente di prendere in considerazione l’unica vera soluzione a tutti i problemi delle persone con gravi disabilità, l’unica vera concretizzazione di tutti i loro diritti, vale a dire il diritto a una Vita Indipendente, sancito dall’articolo 19 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, dalla Costituzione Italiana e dalla Legge 162/98.
La nostra Associazione, il Comitato Lombardo per la Vita Indipendente delle Persone con Disabilità, con questa petizione chiede ai Cittadini lombardi di sostenere le seguenti richieste che intende presentare all’Amministrazione Regionale della Lombardia:
– raddoppiare e allargare fin da subito ad altre patologie gravemente invalidanti quanto stabilito per quelle del motoneurone (sclerosi laterale amiotrofica-SLA, atrofia muscolare spinale-SMA ecc.), rimediando così alla scelta sciagurata di favorire alcune disfunzioni ignorandone altre e investendo nel welfare, àmbito capace di traghettare fuori dalla crisi un’intera società perché in grado di dare lavoro e di garantire diritti e uguaglianza.
– istituire a breve un tavolo di studio intorno a una legge per garantire il diritto alla Vita Indipendente alle persone con disabilità che ne facciano richiesta.