«La televisione è il luogo della comunicazione per eccellenza. In ogni casa è presente almeno un apparecchio, i canali sono aumentati a dismisura, l’offerta si è decuplicata rispetto solo a pochi anni fa, la convergenza con la Rete è ormai realtà. Eppure sembra che ci sia una parte di mondo che ne è tagliata fuori: la disabilità, e ciò che vi è connesso, è rappresentata in maniera minima e talvolta fuorviante dal mezzo televisivo. Non solo: le persone con disabilità hanno difficoltà a intraprendere una carriera artistica o giornalistica in produzioni e reti tv, che invece ne seguono magari le storie più coinvolgenti e anche commoventi, magari in quella che è stata chiamata “la tv del dolore”».
Era stato presentato così, nel maggio scorso, il convegno denominato Lo schermo negato. Disabilità e comunicazione in ambito televisivo e istituzionale, svoltosi a Milano Fiere nell’ambito della manifestazione ReaTech Italia.
Parole che sono state altamente apprezzate anche dalla FIADDA Toscana (Famiglie Italiane Associate in Difesa dei Diritti degli Audiolesi), per la quale la socia e tesoriera Stefania Marinaccio Ballerini aveva scritto: «Come associazione, come genitori, come famiglie e come persone sorde, non possiamo che confermare quanto espresso così efficacemente da ReaTech. Infatti, non solo la disabilità è tenuta fuori dai media quanto a contenuti, ma anche quanto a utenza. Per le persone sorde, ad esempio, la televisione italiana, a differenza delle altre TV europee, è quasi del tutto inaccessibile! Questo perché le persone sorde hanno bisogno dei sottotitoli per poter seguire i programmi TV. Oggi la percentuale dei programmi sottotitolati della RAI non arriva al 60%, quella dei programmi Mediaset è di parecchio inferiore e per tutti gli altri è vicina allo zero».
E del resto non è certo nuova la battaglia in favore della sottotitolazione, da parte della FIADDA, non solo nell’ambito dei programmi televisivi, ma in ogni altra occasione inaccessibile alle persone sorde (teatro, cinema, discorsi pubblici ecc.). Nella fattispecie, la componente toscana dell’Associazione ha lanciato una Campagna promozione Sottotitoli senz’altro degna di nota, alla quale il nostro gironale aderisce senza riserva alcuna.
Ne presentiamo qui di seguito il preambolo introduttivo, che ci sembra possa chiarire nel migliore dei modi quali siano gli importanti obiettivi dell’iniziativa: «Anche se oggi le persone sorde possono parlare come tutti – vi si scrive – rimane però l’unico impedimento della necessità della lettura labiale, che è indispensabile per comprendere il messaggio linguistico. Di conseguenza per una persona sorda è impossibile seguire un film, dal momento che il volto degli attori non sempre è visibile e soprattutto visto che la stragrande maggioranza dei film è prodotta in Paesi anglofoni e successivamente doppiata in italiano: ciò comporta la mancata corrispondenza del movimento labiale alla lingua sentita. Allo stesso modo è impossibile seguire uno spettacolo teatrale, uno spettacolo in prosa (il Dante di Benigni, per, esempio è inaccessibile), un evento pubblico, un discorso del Sindaco: tutte situazioni in cui chi parla è lontano e si muove, in cui c’è molto rumore di fondo, in cui chi parla non è ben visibile. Tutte le persone con sordità profonda o grave bilaterale sono quindi impossibilitate a seguire questi eventi senza l’aiuto dei sottotitoli».
«Si rileva però – prosegue il documento della FIADDA Toscana – che grande difficoltà o stanchezza è riportata anche da persone che per altri motivi hanno un calo dell’udito che rende difficoltoso l’ascolto, soprattutto perché per motivi culturali (spesso) o psicofisici la protesizzazione acustica viene non di rado rifiutata. Queste persone si trovano soprattutto nella fascia di età dai 55 anni in su. Inoltre i sottotitoli sono molto utili per esempio a chi non conosce bene l’italiano, e la realtà degli stranieri è sempre più diffusa. In altri Paesi la sottitolazione è una pratica molto diffusa e accettata nel comune vivere quotidiano, a differenza dell’Italia in cui viene fatta ancora un po’ di resistenza. Per esempio negli Stati Uniti i sottotitoli in TV sono presenti nel 100% dei casi, comprese le pubblicità».
«La sfida oggi – si conclude – è quella di far accettare alla popolazione un altro ausilio che rende la vita più facile per tutti, secondo la logica di un aiuto opzionale per la maggior parte delle persone, indispensabile per una piccola fascia (le persone sorde)». (S.B.)