A una settimana dalla manifestazione di Milano del 13 giugno, contro i tagli sociali, la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), che ne è stata la principale organizzazione promotrice, chiede alla Regione Lombardia di assumersi la responsabilità di garantire la continuità del mantenimento degli attuali livelli di servizi sociali. «La Regione – si legge infatti in una nota diffusa dalla Federazione lombarda – può e deve incrementare le risorse del Fondo Sociale Regionale anche attraverso un aumento della quota sanitaria dei servizi sociosanitari, liberando risorse sul versante socioassistenziale e, in prospettiva, andando superare l’ormai non più sostenibile linea di demarcazione tra fondo sanitario e fondo sociale».
«La straordinaria partecipazione alla manifestazione No ai tagli! Sì alla Vita Indipendente e all’inclusione nella società – prosegue la nota – è l’evidente conferma di come i tagli ai fondi sociali creino già oggi gravi problemi nella vita delle persone, con e senza disabilità, in Lombardia».
Come avevamo ampiamente riferito nei giorni scorsi, con l’iniziativa del 13 giugno un primo risultato positivo era già stato ottenuto: la Regione Lombardia, infatti, come annunciato dall’assessore alla Famiglia, alla Conciliazione e alla Solidarietà Sociale Giulio Boscagli, ha garantito l’incremento del Fondo Sociale Regionale da 40 a 70 milioni di euro. «Una decisione certamente importante – secondo Fulvio Santagostini, presidente della LEDHA – che apprezziamo, perché, nella stagione dei tagli, la Regione decide di non ridurre le risorse che mette a disposizione del welfare locale. I problemi però sono ancora molti».
I tagli effettuati dallo Stato riducono infatti le risorse a disposizione dei Comuni di 70 milioni di euro, una cifra importante a cui difficilmente tutte le Amministrazioni potranno far fronte con risorse proprie.
Proprio per questo, pertanto, la LEDHA chiede con forza ai Comuni lombardi di «uscire allo scoperto e di assumersi la responsabilità di garantire la continuità dei servizi essenziali erogati fino a oggi alle persone, con e senza disabilità». «Non è accettabile – puntualizza in tal senso Santagostini – che alcuni tagli prospettati vengano confermati, in particolare con riferimento ai progetti di Vita Indipendente e ai servizi domiciliari. Il rischio è quello di costringere queste persone a rinunciare ai loro progetti di vita, per essere istituzionalizzati. Potrà inoltre accadere, ancor più di quanto già non succeda, che persone con situazioni simili di bisogno ricevano trattamenti molto diversi, sia come possibilità di accesso ai servizi, sia come richieste di partecipazione alla spesa. Proprio in questo momento di crisi è invece necessario garantire alle persone che si trovano in situazione di bisogno certezze sul proprio futuro».
La LEDHA, del resto, si dichiara del tutto disposta a fare la propria parte nella fase di riforma del welfare lombardo, a condizione che si parta da alcuni fatti concreti, realizzabili in poco tempo, vale a dire: «garantire le risorse ai Comuni per i servizi sociali territoriali, anche incrementando la quota con cui la Regione paga i servizi sociosanitari; prevedere la “presa in carico globale” come primo diritto essenziale che dev’essere riconosciuto a tutte le persone che lo richiedano; definire, anche in forma sperimentale, i livelli essenziali di assistenza sociale; orientare le risorse dei servizi in favore delle persone con disabilità al riconoscimento a tutti del diritto alla vita indipendente ed alla piena inclusione nella società». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: ufficio stampa@ledha.it.