Francesco si incontra che va spedito per le vie di Albenga (Savona) con in braccio il suo piccolo. Si deve fermare per dargli il biberon o per cambiargli il pannolino e le mani sono due. Ci dice: «O mi occupo di Edoardo o spingo la carrozzina, ma non quella del bambino, la mia!».
Francesco Fieramosca è disabile a causa di un incidente che lo ha reso paraplegico. Spesso lo si trova anche in trasferta nelle varie città d’Italia, dove sta disputando, insieme ai suoi compagni di squadra della Polisportiva P.A.S.S.O. (Promozione Attività Sportiva Senza Ostacoli) di Cuneo, il Giro d’Italia di Handbike e quando possono lo seguono anche Federica, sua moglie, e il piccolo, tutti fortissimi sostenitori del papà ciclista.
Francesco, con questo accento proprio ligure non sembri, ci racconti qualcosa di te?
«Infatti, sono nato a Sciacca in provincia di Agrigento nel 1984, ho avuto l’incidente nel 2005 e poi nel 2007 mi sono trasferito in Liguria. Prima dell’incidente lavoravo con i mezzi meccanici tipo escavatori, draghe e camion, poi, dopo la lesione, non ho più potuto continuare a fare quel tipo di lavoro e allora ho deciso di riprendere gli studi. Mi sono diplomato e grazie al titolo di studio ho potuto concorrere per lavorare in Comune, dove sono tuttora impiegato».
Spesso nelle gare ti vediamo insieme a tua moglie, dove vi siete conosciuti?
«Federica l’ho conosciuta nel 2006 durante il ricovero presso l’Unità Spinale di Pietra Ligure. Lei era la mia fisioterapista. Qui qualcuno può fare anche un sorriso sulla solita storia che l’infermiera o la fisioterapista s’innamora del suo paziente. Ma non è andata così. Diciamo che tutto è avvenuto nel modo più naturale che possa esserci, lei non mi ha fatto mai pesare la mia disabilità, semplicemente perché non la vede!».
Com’è la tua vita da neopapà con limitazione fisica? Ci vuole una carica in più per star dietro a un bambino piccolo?
«Ovviamente, per star dietro ad Edoardo, di energie ce ne vogliono tantissime, ma riesco a cavarmela molto bene, non ho mai avuto grosse difficoltà. Quando Federica è al lavoro e sono con il piccolo, è come fare una gara a ostacoli, il percorso si snoda tra pannolini, pappe, biberon e non riesco mai a tenerlo fermo: è vivacissimo! Forse il fatto di avere ventotto anni mi aiuta».
Che cosa vorresti per il suo futuro, che mondo vorresti per tuo figlio?
«Vorrei che crescesse sereno e che un giorno fosse fiero del suo papà e della sua mamma. Stiamo facendo tanti sacrifici per farlo crescere bene e non fargli mancare nulla».
E quando diventerà grandicello e vedrà la differenza tra te e i papà degli altri compagni, come glielo spiegherai che non c’è alcuna differenza?
«Edoardo ha sempre visto me così sulla carrozzina e quindi troverà abbastanza normale questo stato di cose, penso che si stupirà del contrario e, ridiamoci su, vuoi? Magari mi dirà: “Papà perché gli altri stanno in piedi?”».