«Una splendida persona, che ha lavorato per l’Associazione in modo acuto e intelligente, per far capire l’importanza dell’abbattimento delle barriere architettoniche e mentali. Per noi una grande perdita». Così Lia Fabbri, presidente nazionale dell’ANIEP (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati) ricorda Silene Thiella, presidente della Sezione di Schio (Vicenza) di tale Associazione, scomparsa in questi giorni.
Il percorso di vita e quello professionale di Thiella – neuropsichiatra infantile, che era stata colpita nei primi anni di vita dalla poliomielite – è ben fotografato dal seguente brano della sua mirabile trattazione intitolata Viaggio a handicap dalla poliomielite alla sindrome postpolio, uno dei testi che avevamo avuto il piacere e l’onore di pubblicare in Superando: «Nella grande epidemia del ’39, insieme a ventisette bambini dell’Asilo Rossi di Schio (Vicenza), accolti nel reparto di isolamento dell’ospedale locale, c’ero anch’io. Nel ’61 c’ero ancora, ma dall’altra parte, già medico ad accogliere bambini febbricitanti e madri disperate nel reparto pediatrico – sempre dell’Ospedale di Schio – senza poter fare nulla, se non abbassare la febbre a bimbi che nel giro di una notte si ritrovavano con qualche arto o con il tronco paralizzati per sempre. Poi la vaccinazione su larga scala ha eliminato – almeno da noi – la poliomielite. Dall’82 non ci sono più casi e la Regione Veneto per prima in Italia ha annullato l’obbligatorietà della vaccinazione antipolio, lasciando ai genitori la responsabilità della scelta se vaccinare o no. E così càpita che i giovani medici non conoscano la poliomielite…».
«Una vita intensa – è stato scritto di Thiella – condotta con passione», ed è un pensiero che condividiamo senza riserve, ricordando anche la grande lucidità di questa “scienziata con disabilità”, come ben testimonia un altro brano, tratto sempre dal testo citato: «La scienza ha fatto e sta facendo ottimi servizi alla medicina, ma c’è il rischio dell’illusione “scientista”, che cioè il livello fisico-chimico esaurisca la medicina. Occorre ricomporre il gap tra i protocolli scientifici e la realtà individuale del paziente persona. In altre parole, è auspicabile che la scienza offra rimedi, senza ignorare la dimensione soggettiva della persona. Vedremo così collaborare genetica, biologia, ecologia, sociologia e psicologia, fino a centrare l’attenzione diagnostica e terapeutica sul singolo caso, visto in tutta la complessità delle componenti causali in gioco».
E ci piace concludere questo nostro breve, ma doveroso ricordo, con gli stessi versi della poetessa poliomielitica tunisina Canan Tolon, che Silene Thiella aveva scelto alla fine della sua trattazione: «à chaque pas vous tombez, / mais vous vous redressez comme pour mordre l’air!» (“ogni volta che cadrete / poi vi risolleverete come per mordere l’aria!”). Lei li aveva commentati scrivendo che «queste parole centrano in pieno la caratteristica psicodinamica di tutti noi». Sicuramente centravano in pieno il suo percorso di vita. (Stefano Borgato)