Anche la disabilità nel documento finale di Rio de Janeiro

In una Conferenza Internazionale sullo Sviluppo Sostenibile i cui risultati sono stati ritenuti dai più assai deludenti, come quella promossa dall’ONU a Rio de Janeiro nei giorni scorsi, è in ogni caso degno di nota il fatto che in alcuni paragrafi del lungo documento finale (“Il futuro che vogliamo”), si parli anche esplicitamente dei diritti delle persone con disabilità
Immagine simbolo della Conferenza di Rio de Janeiro
Un'immagine-simbolo della Conferenza di Rio de Janeiro

«Fallimento totale, come dice il direttore di Greenpeace Kumi Naidoo, o “un miracolo”, come afferma il ministro dell’Ambiente italiano Corrado Clini? La maggior parte degli osservatori – giornalisti, esperti, addetti ai lavori – non ha esitazioni: il testo approvato ufficialmente con cui si è chiusa la Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile dell’ONU contiene davvero poche cose concrete. Princìpi generali più che condivisibili, promesse di impegni, discorsi alati quanto vaghi; ma niente regole, niente avvio di processi virtuosi, niente schemi per attivare finanziamenti. Non è riuscito il tentativo dell’ultimo minuto di varare, accanto al documento dal titolo Il futuro che vogliamo [“The future we want”, N.d.R.], una dichiarazione finale dal taglio più operativo e rigoroso».
Questo il bilancio tratto da Roberto Giovannini, inviato della «Stampa» a Rio de Janeiro, a proposito della Conferenza RIO + 20, svoltasi dal 20 al 22 giugno in Brasile, un bilancio purtroppo condiviso da molti altri osservatori.

Pur tenendo conto, quindi, della scarsa concretezza e degli esiti quanto mai incerti della Conferenza, riteniamo comunque degno di nota il fatto che tra i 283 punti del documento finale di Rio de Janeiro ve ne siano cinque che contengono una serie di precisi riferimenti ai diritti delle persone con disabilità, ciò che è stato accolto con grande soddisfazione dai rappresentanti del Segretariato delle Nazioni Unite per la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Si tratta esattamente del paragrafo 9, ove si parla della «responsabilità dello Stato nel rispettare, proteggere e promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali per tutti, senza distinzione in base a razza, sesso, lingua o religione, orientamento politico, origine nazionale o sociale, condizioni economiche, povertà, nascita, disabilità», del paragrafo 43 («lo sviluppo sostenibile richiede il significativo coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutti i principali gruppi», tra cui «anziani e persone con disabilità»), del paragrafo 58 («le politiche economiche “verdi” nel contesto dello sviluppo sostenibile e della lotta alla povertà» devono, tra l’altro, «migliorare il benessere di donne, bambini, giovani e persone con disabilità»), del paragrafo 135 («promuovere politiche di sviluppo sostenibile che favoriscano l’inclusione e i servizi sociali, un ambiente di vita sicuro e sano per tutti, in particolare bambini, giovani, donne, anziani e disabili») e del paragrafo 229, ove nel riaffermare il diritto universale all’istruzione, si sottolinea «la necessità di garantire pari opportunità di accesso all’istruzione per le persone disabili». (S.B.)

Ringraziamo per la traduzione la CPD di Torino (Consulta delle Persone in Difficoltà).

Il testo integrale del documento prodotto alla fine della Conferenza Rio + 20 (The future we want) è disponibile in inglese, nel sito del Ministero dell’Ambiente.

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