«Senza una legge specifica – rileva correttamente Marco Espa, componente della Commissione Sanità e Politiche Sociali nel Consiglio Regionale della Sardegna – un regolamento comunale sul testamento biologico può probabilmente servire a poco, e tuttavia il testo recentemente prodotto dal Comune di Capoterra, in provincia di Cagliari è certamente degno di nota, in quanto ha approvato l’istituzione di un registro sul testamento biologico, che prevede non solo il diritto al fine vita, ma anche il sostegno per vivere».
Approvato infatti il 26 luglio scorso, dal Consiglio del Comune sardo (Delibera n. 24/12), il testo – grazie anche alle preziose indicazioni dello stesso consigliere regionale Marco Espa, da sempre impegnato sul fronte dei diritti delle persone con disabilità – contiene un paio di passaggi che meritano di essere citati in modo letterale.
Vi si scrive innanzitutto di come appaia «necessario che venga attuata la giusta informazione, in modo che il Cittadino possa avere una informazione corretta, esauriente e facilmente accessibile sulle principali implicazioni dell’atto. Ad esempio, chi sottoscrive l’atto stesso dovrebbe conoscere chiaramente la differenza tra stato di coma, stato vegetativo e stato di minima coscienza».
E poco oltre si chiede che, «per il principio di non discriminazione, come richiesto dalle principali organizzazioni democratiche di persone non autosufficienti, il registro dei testamenti biologici possa contenere le dichiarazioni dei Cittadini che non possono rappresentarsi da soli, tramite i loro rappresentanti legali, non solo su quali trattamenti possono essere attuati in mancanza dei loro tutori, ma anche su qualità di vita e modalità di assistenza personale deve essere garantita, per continuare dignitosamente la propria esistenza in mancanza dei propri familiari».
«Quindi – commenta ancora Espa – probabilmente per primo in Italia, il Comune di Capoterra ha approvato un registro sul testamento biologico, che sostanzialmente prevede anche, per chi non può rappresentarsi da solo e intende vivere, di precisare la qualità di vita necessaria a garantire la sua esistenza, in caso di mancanza dei propri cari. E non è cosa di poco conto». Un’opinione che totalmente condividiamo. (S.B.)