Tra i tanti guasti del liberismo più o meno sfrenato che ha corroso i princìpi della convivenza sociale nell’ultimo ventennio, forse i guai peggiori sono stati prodotti dal distacco ideologico dai princìpi solidaristici della nostra Carta Costituzionale.
Di tali princìpi, uno fra tutti permetteva l’accesso ai più alti livelli di istruzione ai più meritevoli, a prescindere dalla loro condizione economica e quindi dai costi che tale diritto avrebbe generato.
Oggi questo diritto, assieme a molti altri, è messo in discussione, malgrado sia rivolto a tutelare gli interessi della società (assicurando migliori “cervelli” al Paese), ancor più che dei singoli.
Rosanna Lovino è una studentessa modello. Termina le superiori con il massimo dei voti (cento e lode), è assai stimata dai suoi docenti, ma ha un problema: è una studentessa con disabilità gravissima, non può frequentare fisicamente le lezioni, comunica solo con un piccolo computer e ascolta le lezioni attraverso la rete o tramite registrazioni. Un sistema per altro ormai diffuso, tanto che esistono numerose reti (ad esempio Nettuno), dedicate all’insegnamento telematico.
Misteriosa appare allora la giustificazione adottata da quasi tutte le Università italiane – anche se la Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino appare orientata ad accettare la matricola, proponendo un ascolto differito e registrato delle lezioni – nel negare l’iscrizione a Rosanna: «Troppo costoso il sistema di insegnamento necessario!».
Cio è assai strano perché una web camera costa ormai pochissimo. Forse, però, risulta un po’ più difficile adeguare la mentalità dei Consigli di Ateneo o di Facoltà ai progressi della tecnologia…
Buona fortuna Rosanna e buona fortuna anche al Paese, che però dovrà meritarsela, tutelando davvero i diritti sui quali è fondato.