È sempre più allarmante il quadro relativo al mancato riconoscimento dei diritti per gli invalidi civili e sale in modo costante la voce legata all’esito dell’accertamento sanitario, ritenuto dai Cittadini inadeguato alle loro reali condizioni: dal 35,3% del 2010 al 37,8% del 2011 fino al 38,1% nei primi 6 mesi del 2012.
Questi, in estrema sintesi, alcuni dei principali dati emersi da una prima analisi parziale delle segnalazioni relative all’anno in corso, nell’ambito della campagna lanciata nel 2011 da Cittadinanzattiva, con il nome di Sono un VIP (Very Invalid People), voluta per riaffermare il diritto dei Cittadini ad accedere ai benefìci economici previsti dalla Costituzione, messi in discussione dalle pratiche adottate in questi ultimi anni dall’INPS.
Lo sdegno dei Cittadini sul mancato riconoscimento dei diritti, e in particolare delle provvidenze economiche, si mostra quindi sempre più marcato rispetto al passato, e si sostanzia anche nelle segnalazioni relative alla rivedibilità: dal 9,3% del 2011 all’11,5% nei primi mesi del 2012. Non solo quindi ai Cittadini che accedono per la prima volta ai benefìci per l’invalidità e l’handicap, questi non vengono riconosciuti, ma gli stessi Cittadini sottoposti a rivedibilità subiscono sistematicamente un ridimensionamento della percentuale assegnata. Al 66,2%, infatti, viene negato il diritto alla non rivedibilità, come invece chiaramente previsto dal Decreto Ministeriale del 2 agosto 2007, ed essi continuano ad essere sottoposti a umilianti rivalutazioni. Al 20,8% dei Cittadini, poi, viene tolto l’assegno di accompagnamento rispetto al 12,5% del 2011 e al 13% degli invalidi parziali viene tolto l’assegno di invalidità rispetto al 9,5% nello scorso anno.
«Siamo di fronte – commenta Tonino Aceti, responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva – a un drastico e cieco taglio delle provvidenze economiche e a farne le spese sono naturalmente, come sempre, i Cittadini più deboli. La modalità di amministrazione di questo settore di assistenza, oltre a non garantire il legittimo accesso dei Cittadini ai loro diritti, previsti dalla Costituzione, sottrae risorse alle politiche sociali, ridotte ormai all’osso, se non azzerate: è il caso, ad esempio, del Fondo per la Non Autosufficienza. Si continuano a bruciare milioni di euro per interessi passivi inerenti i ritardi nei pagamenti delle indennità da parte dell’INPS (circa 86 milioni di euro tra 2009 e 2010). Inoltre, per ogni singola pratica, siamo costretti a pagare due volte i gettoni di presenza, prima ai componenti delle Commissioni ASL, poi a quelli delle Commissioni INPS, per visitare due volte una stessa persona!».
Per quanto poi riguarda la lentezza dell’iter burocratico, essa sembra incidere meno rispetto allo scorso anno, con un lieve calo di segnalazioni dal 28,2% del 2011 al 27,4% dei primi sei mesi del 2012. Se tuttavia si considera che il 34,4% di queste segnalazioni rispetto al 32% dello scorso anno è legata alle attese per l’ottenimento del verbale definitivo, ben si comprende quanto in realtà la mancata risoluzione dei problemi legati alla procedura sia rilevante per i Cittadini.
A confermare il dato, tra l’altro, sono i tempi per l’erogazione dei benefìci per i quali, se da una parte è vero che anche in questo caso si assiste a una diminuzione delle segnalazioni (dal 24,7% del 2011 al 23% del 2012), è anche vero che per il 15,4% dei Cittadini il problema si lega in particolare ai ritardi nell’erogazione dell’assegno di accompagnamento, rispetto al 9,8% del 2011.
Le persone che segnalano maggiori disagi sono ancora soprattutto i malati oncologici con il 32,5% nel 2012, rispetto al 31,8% dello scorso anno.
Un deciso incremento (dal 7,5% nel 2011 al 9,7% nel 2012) va poi segnalato per quanto riguarda le persone affette da patologie rare, che segnalano sempre più spesso l’assenza di medici specialisti nella loro patologia, in sede di valutazione medico legale, il che determina il più delle volte una sottostima dei loro problemi.
«Viviamo – conclude Aceti – un’illegittima restrizione dei requisiti sanitari per la concessione dell’indennità di accompagnamento, attuata dall’INPS, attraverso la Comunicazione Interna del Direttore Generale dell’INPS, con le cosiddette “linee guida operative” del 20 settembre 2010, che è già stata fonte di innumerevoli ricorsi legali dei cittadini e che nel 60% dei casi vede l’INPS soccombere, con costi in termini di interessi, spese legali e intasamento del sistema giustizia. La revisione della spesa pubblica che vogliamo è quella in grado di recuperare risorse attraverso una vera semplificazione di queste procedure costose per lo Stato. Chiediamo quindi al Governo e a tutte le forze politiche di prevedere l’obbligatorietà di un unico momento per l’accertamento dei requisiti sanitari per il riconoscimento dell’invalidità civile e relative indennità, eliminando l’attuale possibilità di doppia visita, prima da parte dell’ASL e poi da parte dell’INPS. Chiediamo inoltre che tutte le risorse risparmiate con questa misura di semplificazione vengano vincolate per il finanziamento del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e/o per quello relativo alla Non Autosufficienza». (Maria Teresa Bressi)
Per ulteriori informazioni: mt.bressi@cittadinanzattiva.it.