
«Orgoglioso come un tifoso, orgoglio come inglese»: ecco David Beckham alla vigilia delle Paralimpiadi di Londra. Scrive il suo diario per un quotidiano britannico, il «Mirror», ove si può leggere un suo splendido pezzo.
Il più famoso calciatore inglese ha fatto una cosa semplice e straordinaria al tempo stesso: ha provato a giocare il calcio dei non vedenti, la palla sonora, facendosi bendare e partecipando agli allenamenti. David ammette di essersi sentito a disagio, fuori posto, incapace di competere tecnicamente con i giocatori non vedenti, nonostante i loro consigli e suggerimenti. Si è reso conto che ci vuole abilità, e allenamento, e tecnica, per giocare a pallone senza vederci un accidente.
Bravo Beckham, ci hai fatto sognare. Non c’è niente di meglio delle parole sincere di un campione di sport popolare come il calcio per diffondere in modo giusto il valore dello sport per tutti, dello sport paralimpico.
C’è una frase del suo articolo che merita una menzione speciale. Dopo aver sentito gli incitamenti dei genitori e dei parenti degli atleti disabili, Beckham riflette: «Può implicare un reale disagio e sacrificio, ma non c’è lezione di vita più grande che puoi dare ai tuoi figli che questa: “Comportati al meglio delle tue possibilità”».
E si scopre, dalla sua testimonianza, che in vista delle Paralimpiadi i ragazzi inglesi, oltre due milioni, hanno avuto la possibilità di provare, di cimentarsi in uno sport degli atleti disabili: un messaggio forte, potente, nello spirito delle Olimpiadi, che vogliono proprio «ispirare una generazione».
Sarebbe importante che in queste giornate anche in Italia i genitori sintonizzassero la televisione sui programmi dedicati alle Paralimpiadi e li vedessero assieme ai figli. Lo sport è il più potente veicolo per superare le differenze, e soprattutto le diffidenze, i pregiudizi, gli stereotipi.
Sarebbe bello avere un Beckham di casa nostra che con umiltà e semplicità facesse la stessa cosa, senza sentirsi sminuito nell’orgoglio. Ma questa è un’altra storia. Intanto godiamoci lo sport e le emozioni che saprà regalarci. Grazie, Beckham!
Direttore responsabile di Superando.it. Il presente testo è già apparso (con il titolo “Sognando Beckham”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con una serie di adattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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