Le politiche di austerità in periodi di crisi economica sono state contestate anche da molti prestigiosi economisti, visto che alimentano la recessione con grave pericolo per l’intero sistema economico. Esse, però, stanno mettendo a grave rischio anche le persone più fragili e indifese e persino il diritto alla vita di quelle con gravi disabilità.
Nel 2010 il Governo Berlusconi ventilò la possibile soppressione delle indennità di accompagnamento di cui godono le persone con gravi disabilità dal 1980 [Legge 18/80, N.d.R.]. Si tratta – com’è noto – di una provvidenza in favore degli invalidi civili totalmente inabili a causa di minorazioni fisiche o psichiche, non in grado di deambulare autonomamente o di svolgere autonomamente gli atti quotidiani della vita. Nel 2012 l’importo di essa è pari a 492,97 euro per dodici mensilità, una somma che non consente certo di assistere una persona 24 ore su 24.
Nel luglio di quello stesso 2010 il Governo rinunciò poi ai suoi propositi, solo dopo una grande manifestazione a Roma delle principali organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità).
Nell’estate dell’anno successivo, sempre il Governo Berlusconi approvò manovre finanziarie per un importo complessivo di 140 miliardi di euro, che hanno previsto tra l’altro 40 miliardi di tagli derivanti dalla riforma fiscale e assistenziale, di cui 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014. Dal canto suo, il Governo Monti ha rinunciato finora ai tagli previsti nel 2012, ma non si sa ancora che cosa potrà accadere con l’imminente riforma dell’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.
In un articolo di «la Repubblica» del 21 maggio di quest’anno, a firma di Alessandro De Nicola [“Le tasse ingiuste sui ceti medi”, N.d.R.], si è sostenuto tra l’altro che il Governo intenderebbe razionalizzare la spesa socio assistenziale. Una bozza del Decreto Ministeriale in via di elaborazione – secondo quell’analisi – stabilirebbe di «rivedere la base di calcolo dell’ISEE, composto da redditi, rendite e proprietà e che oggi serve per attribuire il diritto alla prestazione gratuita di una serie di servizi pubblici».
Secondo De Nicola, la parte più controversa della proposta sarebbe quella di «assicurare la gratuità di alcune prestazioni attualmente garantite a tutti (come gli assegni di accompagnamento agli invalidi), solo a chi ha un reddito inferiore a 15.000 euro, introducendo decurtazioni progressive (o contributi crescenti) oltre quella soglia». Infine, sarebbe allo studio una riforma del sistema sanitario che si muoverebbe «secondo le direttrici di far pagare a tutti (salvo ad una fascia esente di percettori di redditi bassi) una percentuale dei propri guadagni annuali per godere dell’assistenza medica».
È stato anche in seguito a queste notizie estremamente gravi, che le principali organizzazioni di persone con disabilità – sempre la FISH e la FAND – avevano organizzato una manifestazione nazionale a Roma per il 23 maggio, poi sospesa, in seguito a una smentita del Governo, che ha lasciato però molti dubbi.
Assai più recentemente – il 27 agosto scorso – è uscito in «Repubblica.it» un articolo a firma di Valentina Conte [“Il welfare – servizi più equi e caccia ai furbi – svolta sugli aiuti alle famiglie”, N.d.R.], che conteneva altre anticipazioni molto preoccupanti sulla riforma dell’ISEE. Tra l’altro, nella parte reddituale del calcolo dell’ISEE stesso, ancora una volta si parlerebbe di assommare ai redditi IRPEF anche i redditi esenti, tra cui l’indennità di accompagnamento.
A questo punto appare opportuno sottolineare anche che è stato drasticamente ridotto il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e azzerato quello per la Non Autosufficienza, con un impatto fortemente negativo anche sul welfare degli Enti Locali, senza considerare i notevoli tagli nel settore della sanità e in quello della scuola, in particolare riguardo agli insegnanti di sostegno, nonostante le tante Sentenze prodotte dalla Magistratura a tutela degli studenti disabili.
E tutto ciò nonostante l’esistenza di varie leggi internazionali e nazionali a tutela dei diritti delle persone con disabilità, tra cui la recente Convenzione ONU, recepita pure dal nostro Paese [con la Legge 18/09, N.d.R.], e l’approvazione nel 2011 di una Risoluzione del Parlamento Europeo contro i tagli ai fondi per le persone con disabilità.
Com’è ormai noto, in Germania, tra il 1934 e il 1948, durante la grande depressione degli Anni Trenta del Novecento e successivamente durante la seconda guerra mondiale, nell’ambito di un programma governativo gestito da medici, vennero sterminate almeno settantamila persone con gravi disabilità, per «azzerare i costi sociali del loro mantenimento e migliorare la razza». Sul tema, nel 2011, andò in onda sugli schermi di La7 uno spettacolo impressionante di Marco Paolini, intitolato Ausmerzen. Vite non degne di essere vissute, nel quale si raccontò ciò che accadde ai disabili in Germania.
Tali tragici eventi tornano alla mente oggi, nel pensare che basta togliere ogni sostegno ai disabili più gravi – e soprattutto a quelli che non hanno più il supporto familiare – per mettere a rischio la loro vita e creare comunque danni enormi a migliaia di persone.
Sui costi umani intollerabili di queste politiche di austerità – che stanno alimentando anche un’impressionante catena di suicidi – mi auguro vi sia una maggiore attenzione da parte delle forze politiche, ma anche da parte di Istituzioni come la Chiesa e dagli stessi organi di informazione. Se si continuerà infatti su questa strada, credo che per le persone con grave disabilità – e non solo – non ci sarà alcun futuro e ciò non è certo degno di un Paese che si definisce civile.
Padre di un ragazzo con grave disabilità.
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