Gli studi più recenti mostrano che le abilità di elaborazione acustica e di orientamento dell’attenzione nello spazio, anche in bambini molto piccoli, sono indicative delle successive capacità di comunicazione, di linguaggio e di lettura. Un numero crescente di evidenze sperimentali ha dimostrato ad esempio che i meccanismi di elaborazione acustica hanno un ruolo cruciale nello sviluppo di disturbi del linguaggio e di dislessia evolutiva: i bambini con dislessia hanno infatti difficoltà nell’elaborazione di alcune caratteristiche dei suoni, come l’ampiezza, la frequenza e la durata.
Nel laboratorio statunitense della Rutgers University del New Jersey (Stati Uniti), dove si sono formati i ricercatori dell’IRCCS Medea-La Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Lecco) – che condurranno ora una nuova indagine dedicata appunto all’attività spaziale visiva e alla percezione acustica in neonati di soli sei mesi -, queste anomalie sono state individuate anche in neonati a rischio familiare e sono risultate predittive delle abilità linguistiche in età prescolare e delle abilità di lettura in età scolare.
Inoltre, proprio un’équipe di ricercatori dell’IRCCS Medea ha da poco dimostrato – come si può leggere nella rivista «Current Biology» dell’aprile scorso – che i bambini con problemi di attenzione spaziale visiva, intesa come capacità di estrarre le informazioni rilevanti inibendo quelle irrilevanti, sono gli stessi che poi con grande probabilità svilupperanno una forma di dislessia evolutiva.
Altri studi hanno invece riscontrato anomalie nei meccanismi di orientamento spaziale nei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, i quali prestano attenzione alle cose in modo peculiare, sono particolarmente attratti dai dettagli e sono suscettibili alla distrazione da parte di altri stimoli.
Alla luce di tutto ciò la struttura di Bosisio Parini ha dunque deciso di avviare la ricerca di cui si è detto, specificamente dedicata ai segnali precoci di tali disturbi, indagando e confrontando le componenti ambientali (informazioni relative alla gravidanza, al parto, ai primi mesi di vita), il rischio genetico e i dati comportamentali e neurofisiologici in bambini molto piccoli.
Nel dettaglio, lo studio verrà condotto su cinquanta neonati di sei mesi, differenziati per la presenza o assenza di rischio familiare per disturbi della comunicazione indagati. Il reclutamento avverrà tramite il bacino di pazienti in carico presso l’Unità di Psicopatologia dello Sviluppo dell’IRCCS Medea (figli e fratelli dei pazienti) e con la collaborazione, in via di perfezionamento, con il Dipartimento Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Carate, Desio e Vimercate e dell’Ospedale Manzoni di Lecco.
Per una migliore comprensione di questi complessi fenomeni evolutivi, il reclutamento inizierà già durante la gravidanza: ai genitori in attesa della nascita del proprio figlio che vorranno partecipare, verranno somministrati dei questionari, per indagare gli eventi e le circostanze che potrebbero, in base ai dati della letteratura, avere un impatto sullo sviluppo del nascituro. Quindi verrà fatta una valutazione dello sviluppo cognitivo e neuromotorio del neonato di sei mesi attraverso scale standardizzate.
Seguirà la registrazione dell’attività elettrica cerebrale spontanea dei bimbi durante l’esposizione a stimoli acustici: una procedura, questa, non invasiva né dolorosa, effettuata tramite una speciale cuffia dotata di sensori. I bambini verranno esposti inoltre a stimoli non-verbali e verbali: alcune semplici risposte comportamentali, quali il movimento della testa verso un rinforzo o la percentuale di sguardo verso stimoli visivi, saranno ulteriori indici della capacità di discriminare gli stimoli.
I compiti di attenzione visiva spaziale verranno invece somministrati a otto mesi di età, attraverso degli stimoli visivi presentati sullo schermo di un computer. La registrazione dei movimenti oculari e la valutazione dei tempi di reazione permetterà di ottenere informazioni rispetto ai meccanismi di orientamento dell’attenzione nei neonati.
Infine, verranno raccolti campioni di materiali biologici del bambino (campione di saliva) e dei genitori per valutare come i differenti assetti genetici possano influenzare l’evoluzione delle competenze studiate.
Le informazioni ottenute consentiranno di indagare l’effetto delle componenti ambientali e genetiche sulle prestazioni comportamentali e neurofisiologiche e di costituire il primo campione italiano di neonati a rischio per disturbi del linguaggio e della comunicazione.
«Per la prima volta – sottolinea il responsabile della ricerca in Psicopatologia Massimo Molteni – le abilità di elaborazione acustica e di attenzione spaziale visiva verranno analizzate tenendo in considerazione i fattori ambientali e genetici di questi bambini. Inoltre, individuare segnali di rischio così precoci ci consentirà di pensare a programmi di aiuto tempestivi e mirati anche in bambini molto piccoli».
Grande interesse per lo studio è giunto dal gruppo di ricerca di Paavo Leppänen, docente al dipartimento di Psicologia dell’Università di Jyväskylä (Finlandia) e responsabile del primo studio longitudinale europeo su neonati a rischio per dislessia evolutiva: Leppänen sarà infatti a Bosisio Parini il 12 settembre, per un incontro sul tema e per valutare con i ricercatori del Medea nuove piste di indagine.
Da ricordare infine che il progetto è stato avviato grazie al contributo del Rotary Club di Lecco in collaborazione con il Rotary Club Le Grigne e che verrà realizzato grazie ai fondi del 5 per mille destinati alla ricerca sanitaria dell’IRCCS Medea-La Nostra Famiglia.
Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Associazione La Nostra Famiglia-IRCCS Medea, ufficio.stampa@bp.lnf.it.
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