Come spesso accade, le più importanti iniziative normative del Ministero dell’Istruzione, per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica, vengono prese in estate e così l’opinione pubblica stenta a prenderne visione subito. Era già successo, ad esempio, con le Linee Guida sull’Integrazione emanate il 4 agosto 2009 e così è avvenuto ora con il Protocollo d’Intesa tra Ministero d’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) e Ministero della Salute, per la tutela del diritto alla salute e del diritto allo studio degli alunni con disabilità e con disturbi specifici di apprendimento (DSA), sottoscritto il 12 luglio scorso, presentato il 23 luglio all’Osservatorio Ministeriale per l’Integrazione degli Alunni con Disabilità – come avevamo riferito anche su queste pagine – e pubblicato il 4 agosto.
In concomitanza, dunque, proprio con l’inizio del nuovo anno scolastico, cerchiamo di analizzare i contenuti di tale documento, per divulgarli e per far sì che con l’appoggio dell’opinione pubblica essi possano trovare al più presto attuazione.
L’Intesa ha un ampio Preambolo che richiama la giurisprudenza di riferimento, a partire dalle norme costituzionali, passando per la normativa relativa ai compiti del Ministero della Salute e delle ASL, nonché del MIUR e delle scuole autonome, pervenendo infine alle più recenti norme fondamentali, tra cui la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che l’Italia – com’è noto – ha ratificato con la Legge 18/09.
Seguono alcune Premesse in cui si evidenzia la necessità di azioni coordinate e congiunte tra i due Ministeri e le loro articolazioni operative locali, per la realizzazione dei diritti costituzionali degli alunni con disabilità e di quelli con DSA.
Qui va fatta subito una prima osservazione e cioè che il documento non si occupa solo degli alunni con disabilità, ma anche di quelli con DSA, mentre sarebbe stato opportuno che avesse riguardato tutti i casi di difficoltà di apprendimento, seguendo la logica dell’ICF (la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità-OMS), cui l’Intesa fa espresso riferimento, giacché attualmente questi ultimi non fruiscono di alcun servizio di supporto né in risorse umane né materiali. Interessante, in tal senso, è una recente ricerca curata da Gabriel Levi [Direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell’Età Evolutiva, dell’Università La Sapienza di Roma, N.d.R.], il cui testo è stato distribuito durante la riunione di luglio dell’Osservatorio Ministeriale per l’Integrazione.
Tornando al Protocollo d’Intesa, il testo è snello e si sviluppa su sette articoli, dei quali il primo dichiara le Premesse come parte integrante dell’Intesa stessa, mentre l’articolo 2 sottolinea la necessità di iniziative congiunte per la presa in carico del progetto globale di inclusione scolastica da parte dei due Ministeri.
Qui va rilevato che sarebbe stato certamente opportuno coinvolgere anche il Ministero delle Politiche Sociali, Dicastero che ha pure potere di indirizzo sui livelli essenziali dei diritti sociali, nei confronti delle Regioni e degli Enti Locali, ai quali le norme richiamate in premessa attribuiscono numerosi compiti di «supporto organizzativo» per l’inclusione. Un’assenza, questa, che ci si augura possa essere colmata al più presto.
Fondamentale è poi l’articolo 3, perché elenca i compiti comuni e specifici dei due Ministeri.
Compiti comuni sono:
– la revisione delle rispettive normative, per potenziarle in funzione del miglioramento dell’inclusione scolastica;
– la revisione dell’Intesa Stato-Regioni del 20 marzo 2008, sull’accoglienza degli alunni con disabilità, che aveva introdotto notevoli miglioramenti rispetto alle procedure della Legge 104/92, circa le certificazioni ai fini scolastici e l’organizzazione della scuola. Invero qui si tratta non solo di rivederla, ma di attuarla, poiché in pratica tale Intesa non ha mai avuto attuazione;
– il monitoraggio comune, per migliorare le modalità e la sicurezza delle certificazioni;
– la ridefinizione delle norme e delle procedure che regolano il servizio di istruzione domiciliare: ciò impone ai due Ministeri di rivedere l’Intesa del 24 ottobre 2003, che aveva previsto l’obbligo di una precedente degenza ospedaliera di almeno trenta giorni per poter accedere a tale servizio, mentre l’articolo 12, comma 9 della Legge 104/92 aveva previsto solo una prognosi di assenza per almeno trenta giorni dalla frequenza scolastica;
– concordare interventi per l’individuazione precoce delle disabilità in età prescolare: infatti, individuazioni in età successive – come attualmente troppo spesso avviene – pregiudicano la prevenzione anche in campo di istruzione;
– la collaborazione tra le strutture locali dei due Ministeri e delle ASL e delle scuole autonome;
– l’adozione dei criteri della già citata Classificazione ICF dell’OMS. Quest’ultimo è un impegno importante, dal momento che tali criteri sono ormai diventati obbligatori per il nostro sistema, in forza non solo di norme secondarie, ma anche della Convenzione ONU. In tal senso, il MIUR ha già avviato progetti sperimentali in molte scuole, tramite il Programma I Care, e ora si tratta di estenderlo a tutte le scuole, per migliorare la formulazione delle Diagnosi Funzionali (DF) e dei Piani Educativi Individualizzati (PEI);
– l’avvio di pacchetti formativi rivolti alle scuole e alle famiglie sulle problematiche dell’inclusione Scolastica. Qui potrebbe collocarsi una campagna formativa seria sull’ICF e sulla formazione iniziale dei futuri docenti curricolari, nonché su quella obbligatoria in servizio, riguardo agli aspetti didattici dell’inclusione scolastica;
– l’avvio di ricerche comuni;
– la realizzazione di scambi di informazioni, anche per via telematica;
– il coinvolgimento anche delle associazioni, per sensibilizzare gli operatori dei due àmbiti e le famiglie.
Seguono quindi gli impegni specifici assunti da ciascun Ministero.
Il MIUR si impegna a:
– promuovere reti di scuole che facilitino l’organizzazione dell’inclusione, migliorandone la qualità e riducendone i costi;
– attivare un serio servizio di rilevazione dati;
– far collaborare con le ASL i Centri di supporto organizzativo CTS, che svolgono consulenze a livello locale;
– favorire la partecipazione del proprio personale a corsi di formazione organizzati dagli organismi sanitari e ad organizzarne di propri, aperti agli operatori delle ASL, finalizzati all’inclusione scolastica. Invero, la possibilità di corsi simili era già prevista dall’articolo 13, comma 7 della Legge 104/92, ma prevederla ora, in questa Intesa, la rende di imminente attuazione.
Il Ministero della Salute, invece, si impegna a:
– collaborare con le Regioni per il coinvolgimento delle ASL negli interventi comuni previsti dall’Intesa. Le ASL, infatti, dipendono ormai dalle Regioni e quindi è necessario un intervento da parte di queste ultime, stimolato dal Ministero della Salute, per coinvolgerle nell’attuazione delle finalità dell’Intesa;
– migliorare le modalità di accertamento diagnostico;
– assicurare la presenza di almeno un operatore delle ASL nei gruppi di lavoro che formulano i documenti necessari all’inclusione e alla valutazione dei risultati. Va detto che questa è una modifica riduttiva rispetto a quanto previsto dalla Legge 104/92 (che aveva stabilito la presenza di équipe), una modifica resasi necessaria dalle assenze sempre più frequenti, causate dai tagli alla spesa sanitaria e che talora lasciano completamente sola la scuola nelle valutazioni necessarie a formulare corretti interventi didattici;
– garantire che gli interventi di riabilitazione si svolgano in orario extrascolastico: questo è un punto molto importante perché, specie al Sud, vi è una prassi assai diffusa che crea talora conflitti tra scuola e ASL, con spreco di risorse, ad esempio ore di sostegno rimaste inutilizzate, per la concomitanza degli interventi riabilitativi;
– ottimizzare le nuove tecnologie per migliorare l’inclusione;
– favorire la partecipazione degli operatori delle ASL ai corsi congiunti di formazione.
Per quanto poi riguarda l’articolo 4, esso prevede la costituzione di un Gruppo Paritetico di Coordinamento di due membri per ciascun Ministero, al fine di garantire la realizzazione operativa dell’Intesa, avvalendosi anche di gruppi di lavoro misti con le associazioni.
E ancora, l’articolo 5 fissa presso la Direzione Generale per lo Studente del MIUR la Segreteria operativa del Gruppo, per rendere operativa l’Intesa.
“Ovviamente” tutte queste attività non debbono comportare nuovi o maggiori oneri per lo Stato, come stabilito dall’articolo 6.
L’ articolo 7, infine, fissa in tre anni, rinnovabili, la durata dell’Intesa, a decorrere dal 12 luglio 2012, data di sottoscrizione della stessa.
Ora, quindi, l’importante è che quanto prescritto dal documento venga subito applicato, anche alla luce della “scomparsa” del Piano per le Persone Non Autosufficienti dal cosiddetto recente “Decreto Balduzzi” sulla tutela della salute. A tal proposito, questa Intesa costituisce un fatto normativo concreto che certamente può giovare almeno agli alunni non autosufficienti.
Sarà altresì molto importante un collegamento di funzionamento tra gli attuatori dell’Intesa e l’Osservatorio del MIUR, in cui le associazioni sono senz’altro disponibili a fare la propria parte.
Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Responsabile del Settore Legale dell’Osservatorio Scolastico dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down). Il presente testo riadatta una scheda già pubblicata nel sito dell’AIPD, per gentile concessione.
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