Ancora solo due giorni separano Salvatore Cimmino, il nuotatore della Canottieri Aniene amputato della gamba destra, dalla prossima “sfida” che lo vedrà impegnato negli Stati Uniti, vicino a Boston. È in programma infatti sabato 22 settembre la settima tappa del suo giro del mondo a nuoto, denominato A nuoto nei mari del globo, voluto per dare visibilità al suo progetto Un mondo senza barriere e senza frontiere.
In questi anni lo abbiamo seguito nelle sue imprese in Argentina, in Canada, in Nuova Zelanda e nella Repubblica Democratica del Congo e anche questa volta cediamo a lui la parola, per consentirgli di raccontare i particolari significati di una tappa che questa volta – prima ancora che al cuore – punta alle coscienze dell’opinione pubblica.
Siamo alla vigilia di una tappa per me molto importante e molto difficile: raggiungere prima che il cuore che le coscienze di chi ha il potere di rendere accessibili le nuove tecnologie alle persone con disabilità, al fine di migliorarne la mobilità, di renderne agevole l’ingresso nel mondo del lavoro, di rimuovere gli ostacoli che ne pregiudicano l’inserimento nelle scuole. In una parola, di accorciare quella distanza con la società che ancora oggi preclude il diritto di cittadinanza, il diritto di partecipazione attiva.
Grazie a un’economia basata sui servizi finanziari, sanitari e di ricerca nel campo della tecnologia – e in particolare della biotecnologia – Boston è uno dei centri economici più importanti di tutti gli Stati Uniti e del mondo. Le sue Università – il MIT (Massachusetts Institute of Technology) in particolare – destinano risorse importanti alla ricerca e allo sviluppo di dispositivi protesici, per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità.
Tra i Dipartimenti che dedicano la maggior parte di tempo e di risorse a queste ricerche, vi è sicuramente il Biomechatronics Media Lab, presieduto dal professor Hugh Herr che, e ne sono orgoglioso, ha accettato di sostenere il mio messaggio.
Il giorno della mia traversata a nuoto sarà il 22 settembre, su un percorso di circa trenta chilometri, disegnati da Greg O’Connor, presidente della MOWSA (Massachusetts Open Water Swimming Association), che ringrazio di cuore, insieme a Elaine Kornbau Howley, nuotatrice e scrittrice, per il contributo che hanno voluto donare al mio progetto.
E un abbraccio forte di riconoscenza e affetto va a tutti coloro che anche questa volta mi stanno aiutando nell’organizzazione, sostenendo e condividendo questo mio percorso di speranza.