Non sono mai stato una persona alta. Neppure da giovane. E ora che giovane non sono – diciamo la verità, sono un “vecchietto” – sono ancora meno alto, per via di un certo “accorciamento” naturale. Non sono però nemmeno piccolissimo e credo di rientrare – un po’ meno che più – nell’altezza media delle persone della mia generazione e della mia età.
Tuttavia, nella foto riprodotta qui a fianco e pubblicata da un quotidiano locale (Edizione di Savona della «Stampa», 22 settembre, p. 54), a corredo di un bell’articolo dedicato alla visita ai lavori di Villa Amico – casa famiglia in allestimento a Loano (Savona), che sarà dedicata al “dopo di noi” di persone con disabilità anche grave – chi scrive è il secondo da destra, tra il Presidente della Commissione Sanità e Servizi Sociali della Regione (un metro e novantacinque) e il Sindaco del Comune (un metro e novanta). E sembro davvero molto, molto basso.
Tutto è dunque relativo? Quasi tutto lo è. Ma alcune cose no. Non lo possono essere, ad esempio, alcuni princìpi fondamentali senza i quali la nostra vita sarebbe un “peregrinare fortuito tra strade ignote”.
Probabilmente ognuno di noi ha i suoi princìpi fondamentali. I nostri derivano dalle esperienze vissute e riguardano le persone con disabilità, i loro diritti, le loro necessità, i desideri e i loro rapporti con il resto del mondo, mondo del quale esse stesse fanno parte.
Sono questi princìpi fondamentali che cerchiamo di tradurre in realtà nella “creazione” di una struttura – Villa Amico, appunto – che sia esattamente l’opposto delle strutture tradizionali, degli istituti di ricovero o di degenza e che sia un luogo di libertà e di contatti umani, centro motore di mille iniziative verso e per la comunità, struttura ove la disabilità anche molto grave sia demedicalizzata e le persone in essa ospitate socialmente incluse a pari titolo e merito di tutti gli altri.
Ci sono o ci saranno delle difficoltà? Certamente, ma anch’esse saranno relative. Come quasi tutto il resto.