Mi prendo oggi la licenza di utilizzare i due sostantivi che furono la bandiera del benemerito movimento antifascista degli Anni Trenta, per indicare le due maggiori esigenze delle persone con disabilità nell’attuale difficilissimo momento.
Giustizia perché senza di essa non vi è equità, si sprecano o si rubano decine e decine di milioni in tutta la catena del comando “politico” (tristissimo l’esempio della Regione Lazio, e non è certo il solo), mentre si nega una piccola parte di detta cifra ai bisogni più impellenti – e primo fra tutti la sopravvivenza – delle persone con disabilità.
Libertà perché le persone con disabilità non sono libere di fare alcuna scelta: non sono libere di vivere al proprio domicilio perché non sono sufficientemente assistite; non sono libere di condurre una vita indipendente, perché mancano fondi dedicati; non sono libere di effettuare le scelte fondamentali dell’esistenza, perché dipendono dai “bizantinismi decisionali” su ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), pensione di invalidità e assegno di accompagnamento, nonché dalla mancata emanazione dei provvedimenti attuativi di LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e LIVEAS (Livelli Essenziali di assistenza Sociale).
Ma senza Giustizia e senza Libertà si regredisce ai periodi bui della storia, al trionfo della sopraffazione e delle ideologie deliranti.
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