Quando duecento studenti hanno fatto irruzione in Piazza Vittoria con la loro contagiosa allegria, portando uno striscione con la scritta Il sociale non si taglia, abbiamo capito che il nostro appello era stato raccolto e che la manifestazione sarebbe riuscita. Mezz’ora dopo, da una piazza stracolma, è partito il corteo verso piazza dei Signori, il cuore di Treviso.
La travolgente giornata di mobilitazione promossa dalla FISH del Veneto (Federazione italiana per il Superamento dell’Handicap), che ha visto convergere su Treviso delegazioni di persone con disabilità da tutte le Province della Regione, porta con sé questo fatto nuovo e rilevante. La contaminazione della società che da tempo perseguiamo con le nostre battaglie di libertà ha trovato riscontro negli studenti di Treviso. La loro solidale partecipazione ci dice che la società è in movimento, che cresce la consapevolezza e la comprensione di quale sia la posta in gioco: il diritto alla vita.
La nostra manifestazione ha sorpreso la città, l’informazione, la politica cittadina e quella regionale, che all’evento avevano prestato poca attenzione. Chi vede lontano e sa ascoltare capisce: nella città più leghista del veneto è andata in scena una grande manifestazione di protesta contro il sindaco Gian Paolo Gobbo e l’assessore regionale ai Servizi Sociali Remo Sernagiotto, bersagli espliciti dei manifestanti.
Il segnale è stato chiaro. Gli operatori dell’informazione sono usciti di corsa dalle redazioni e se ne sono occupati. Tremila persone, hanno detto Raitre, «Il Gazzettino», «La Tribuna» e il «Corriere della Sera-Veneto», che hanno finalmente dedicato un po’ di attenzione alle rivendicazioni della FISH e delle persone con disabilità. E duecento giovanissimi studenti – aggiungo – che non dimenticheremo.
La sonnacchiosa Treviso è stata scossa da un fremito, un po’ imbarazzata, non se l’aspettava proprio un corteo aperto da un centinaio di persone in carrozzina, che rivendicavano l’assistenza personale e la Vita Indipendente, e centinaia e centinaia di persone e di famiglie che protestavano contro la “tassa sulla disabilità”, cioè la retta mensile per la frequenza dei Centri Diurni, che il sindaco di Treviso Gobbo e l’assessore regionale Sernagiotto vorrebbero imporre alle famiglie.
Sernagiotto dimettiti!; No alla riduzione dei servizi!; Vita Indipendente!; No alla tassa sulla disabilità!: a Treviso si è data appuntamento un pezzo di società che chiede di essere ascoltata, persone che ogni giorno devono affrontare le difficoltà della vita. Quella vita che – come spesso ci viene ricordato – dovrebbe essere vissuta anche quando si convive con una condizione di grave disabilità, anche quando la disperazione ti aggredisce, ti prende la gola e ti blocca il respiro.
Vivere liberi, con dignità, da soli o in famiglia e allo stesso tempo liberare le nostre famiglie dall’obbligatorietà dell’assistenza. È nostro programma, la nostra “parola d’ordine”, quella che sta in cima ai nostri pensieri, che è nella profondità delle nostre menti e dei nostri cuori.
La dignità è un’azione concreta, è l’idea di un futuro dove non si mendica l’assistenza e dove i servizi destinati alle persone in difficoltà sono un fatto normale, un diritto garantito ed esigibile. Così oggi non è.
Metteteci dunque nella condizione di vivere e di fare tutte quelle cose (o quasi) che fanno i comuni mortali normodotati. Si può. Lo chiediamo ai Sindaci del Veneto, alla Giunta, al Consiglio regionale: fate in modo che le nostre comunità sappiano rapportarsi alla disabilità in modo naturale, senza farla diventare un evento straordinario; fate in modo che gli uomini e le donne che la compongono si sentano liberi e uguali, anche se diversi l’uno dall’altro; fate in modo che le opportunità siano per tutti i suoi membri; fate in modo che sappiano parlare il linguaggio dei diritti e della solidarietà; fate in modo che sentano come una ferita loro inferta gli insulti e le prevaricazioni nei confronti delle persone più deboli o con disabilità.
È per questo che in tanti eravamo a Treviso ed è per questo che protestiamo – e proponiamo – soluzioni praticabili, per conquistarci quel diritto alla vita che ci viene ostinatamente negato.
Vogliamo poter vivere a casa nostra, vogliamo l’assistenza personalizzata, la Vita Indipendente, il sostegno personale e familiare. Vogliamo frequentare i Centri Diurni senza sottostare a disonorevoli gabelle. Vogliamo anche nuovi servizi diurni e che le persone obbligate a vivere in comunità residenziali possano vivere, non sopravvivere e quindi chiediamo comunità alloggio umane, a dimensione e carattere familiare. Non vogliamo istituti. Non vogliamo vivere come reclusi e se ci ascoltate, siamo perfino capaci di farvi risparmiare qualche cosa sui costi.
I Sindaci dicono che «le risorse sono finite», che «lo Stato ha azzerato i fondi per la disabilità e la non autosufficienza», che non si possono più rendere disponibili quei servizi che ieri erano possibili. È vero, rispondiamo, lo Stato ha azzerato i fondi sociali, ma ciò nonostante potete fare di più. La Regione, per bocca dell’assessore Sernagiotto, dice invece di avere già fatto molto, ma noi sappiamo che non è così, lo constatiamo ogni giorno: i servizi si riducono e i diritti continuano ad essere negati.
Tagliare la spesa sociale è facile. Chi convive con la disabilità, chi non è autosufficiente, chi non è in grado di rappresentarsi da solo, chi vive in una comunità residenziale non ha né la voce, né la forza di protestare. E per ridurre i servizi basta non fare nuovi Centri e nuove attività diurne, basta tagliare qualche ora di assistenza domiciliare e centellinare quella integrata, basta ridurre i finanziamenti all’assistenza per la Vita Indipendente, per i servizi di sollievo, per l’inclusione scolastica, per l’inserimento lavorativo. Basta tagliare il contributo regionale per il servizio di vitto e di trasporto ai Centri Diurni – come è stato fatto – basta non adeguare le quote di rilievo sanitario, basta dare un giro di vite alla cooperazione sociale.
Guardiamola negli occhi la verità, caro sindaco Gobbo e caro assessore Sernagiotto! Servono servizi e servono risorse finanziarie per la disabilità e la non autosufficienza. Volete decidervi ad affrontare questo capitolo oppure pensate di continuare a trastullarvi con il propagandistico “giochino” della compartecipazione alla spesa?
Tra poco sarete nuovamente alle prese con il Bilancio di Previsione per il 2013. Pensate di dare finalmente attuazione alla mozione approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale lo scorso 13 dicembre 2011, e quindi di incrementare in modo significativo gli stanziamenti destinati alla disabilità e alla non autosufficienza, oppure darete nuovamente fiato alle trombe della demagogia, per nascondere le vostre reali intenzioni?
Ricapitolando: gran parte delle persone con disabilità sono obbligate a vivere, da sole o in famiglia, con 267 euro di pensione. Le persone più gravi – quelle che necessitano di un’assistenza continua, in quanto non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita – ricevono un’aggiunta di 493 euro, la cosiddetta indennità di accompagnamento. Chi vive in una comunità residenziale resta praticamente senza un euro. Volete spiegarci, caro sindaco Gobbo e caro assessore Sernagiotto, come può vivere una persona con disabilità grave senza un reddito e senza l’assistenza di cui ha assoluto bisogno? Che vita può mai essere? Volete fare la vostra parte garantendo ai Cittadini del Veneto l’assistenza di cui necessitano e un reddito minimo per vivere?
Noi non siamo contrari alla “spending review” [revisione della spesa pubblica, N.d.R.], auspichiamo anzi un deciso intervento di revisione della spesa. Quella che respingiamo è la vostra proposta di revisione, perché non taglia gli sprechi e le distorsioni della spesa, ma colpisce invece la cooperazione sociale, la qualità dei servizi, le persone e le famiglie.
A Treviso volevamo renderci visibili, lo abbiamo fatto. Questa volta ci avete visto, avete visto la nostra serietà, la nostra consapevolezza, convinzione, decisione. Ora vogliamo andare oltre: vogliamo un piano per la disabilità e un forte stanziamento in bilancio per sostenerlo, crisi o non crisi. Avanziamo pubblicamente la richiesta e aspettiamo un “SI’” come risposta. Non se ne accettano altre.
A Palazzo Ferro Fini [la sede veneziana del Consiglio Regionale del Veneto, N.d.R.], a discutere il Bilancio per il 2013 ci saremo anche noi, e non saremo soli.
Ufficio di Presidenza della FISH del Veneto (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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