Neologismo della lingua italiana, derivante dalle opere del celebre scrittore boemo Franz Kafka, il termine kafkiano indica notoriamente una situazione paradossale, e in genere angosciante, che viene accettata come “status quo”, implicando l’impossibilità di qualunque reazione tanto sul piano pratico che su quello psicologico. E tuttavia Domenico Ficarra, ad accettare lo “status quo” proprio non ci pensa e si sta battendo con ogni forza per vedere riconosciuto il proprio diritto al lavoro.
Proviamo a spiegare i fatti, “impresa” nemmeno questa del tutto semplice.
Domenico Ficarra, persona con invalidità civile e una laurea in Fisica Nucleare, partecipa a un Bando per “Dirigente Tecnico Fisico”, pubblicato nell’aprile del 2000 dall’Assessorato ai Beni Culturali ed Ambientali della Regione Siciliana. Se lo aggiudica e dal 2007 al 2010 lavora presso tale Ente. A quel punto, però, il contratto gli viene revocato «per il mancato riconoscimento di una riserva». Di che cosa si tratta? Sostanzialmente di un “groviglio” di norme nazionali e regionali, che portano a un vero e proprio “avvitamento giuridico”, tale da non consentire al lavoratore di far valere (finora) i propri diritti.
Il Bando di cui si parla, infatti, pur dichiarando come «ferme le disposizioni di cui alla Legge Nazionale 68/99 [“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, N.d.R.]» – tra cui, quindi (articolo 4), «l’accertamento delle condizioni di disabilità […] che danno diritto di accedere al sistema per l’inserimento lavorativo dei disabili, […] effettuato dalle commissioni di cui all’articolo 4 della Legge 5 febbraio 1992», recita anche che «il 5% dei posti messi a concorso, ai sensi dell’art.7, comma 2, della Legge Regionale 27/91, è riservato ai soggetti portatori di handicap, sempre che gli stessi siano in possesso dei requisiti prescritti».
Quest’ultima Legge Regionale (27/91) si rifà per altro a una precedente norma – sempre della Regione Sicilia – la n. 68 del 1981, dove all’articolo 9 (Accertamento) era stato scritto che «l’unità sanitaria locale provvede all’accertamento delle menomazioni di cui all’art. 2 della presente legge. Le domande intese ad ottenere il riconoscimento di inabilità vanno presentate all’ufficio di direzione dell’unità sanitaria locale. Le unità sanitarie locali sono tenute a verificare ogni sei mesi l’andamento della riabilitazione funzionale e socio-lavorativa dei soggetti portatori di handicap e revisionare ogni anno il giudizio di idoneità». Ed è proprio questo l’accertamento sanitario che viene chiesto nel 2010 a Ficarra, pur essendo egli già in possesso delle certificazioni che dovrebbero “far testo”, quelle cioè ai sensi delle Leggi Nazionali 104/92 e 68/99. Un documento, per altro, materialmente impossibile da esibire, non essendo nemmeno previsto nel modulo automatico dell’INPS.
Ma c’è ancora di più. C’è infatti anche una Legge Regionale (la 19/05, all’articolo 19), voluta proprio per adeguare le precedenti norme siciliane alle successive, citate Leggi Nazionali.
Da tutto ciò, quindi, nasce la situazione che ha portato Domenico Ficarra ad essere disoccupato da più di due anni. Egli stesso, oggi, sintetizza brutalmente, ma assai efficacemente, l’iter dei suoi ricorsi, dapprima al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) e successivamente al Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) Regionale: «È come se le Corti mi stessero dicendo: “Sappiamo con certezza che sei vivo, ma siccome i fatti hanno portato a concludere che “sei morto”, non possiamo farci nulla! Oppure, usando un altro esempio paradossale, io chiedo delle mele e mi viene risposto che “di fragole non ce ne sono”!».
Sì, perché dopo avere vinto il ricorso al TAR, il CGA Siciliano è tornato a dar torto a Ficarra, non avendo egli esibito quella certificazione di cui si è detto prima, una certificazione – va ribadito – materialmente impossibile da produrre, mentre egli dispone di tutto quanto serve rispetto alle Leggi Nazionali 104/92 e 68/99 – letteralmente ignorate, dunque, da tale Corti – e alle quali la stessa normativa siciliana ormai si rifà! E finora non è servito a sbloccare la situazione nemmeno il ricorso straordinario al Presidente della Regione.
Che fare a questo punto? Non sembra, ai Lettori, una vicenda da far sorridere (o impallidire) lo stesso Kafka? La seguiremo giorno dopo giorno, con l’auspicio che un pizzico di buon senso – perché solo questo, a volte, può consentire di sciogliere certi nodi avviluppati dalla macchina burocratica – possa portare a una risoluzione positiva.
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