«C’è un grave problema che andrà a colpire una delle fasce più deboli della società, oltremodo penalizzata nel contesto della nostra città». Si apre così il messaggio inviatoci dalla Rete dei CSE (Centri Socio Educativi) per Disabili di Palermo, composta da cinque associazioni e da tre cooperative, messaggio che ruota per lo più su un quesito fondamentale («È possibile che, ancora oggi, chi nasce in Sicilia sia doppiamente disabile?») e che ben volentieri pubblichiamo.
Vogliamo sensibilizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su un grave problema che andrà a colpire una delle fasce più deboli della società, oltremodo penalizzata nel contesto della nostra città.
Tutti i precedenti nostri tentativi per un confronto con l’attuale Amministrazione Comunale – non ultime più richieste di incontro diretto con il sindaco Orlando – sono rimaste come le classiche “grida di manzoniana memoria”, echeggianti, cioè,nel sordo deserto dell’indifferenza politica.
Siamo i genitori di giovani disabili, con patologie gravi e gravissime che, per rispondere all’innegabile bisogno dei nostri figli di condurre una “vita normale”, da anni ci siamo costituiti in forme associative e di cooperazione strutturalmente funzionali e capaci.
I nostri enti – quasi tutti di decennale esperienza – attraverso l’impegno di elevate professionalità, hanno fino ad oggi fornito alle persone con gravi disabilità e ai loro familiari, risposte innovative di servizi adeguati e dedicati, svolgendo così negli anni un’azione suppletiva rispetto a compiti costituzionalmente spettanti alle Amministrazioni Pubbliche.
Proprio in relazione alle esperienze maturate e agli ottimi risultati raggiunti, siamo sono stati chiamati dalla Pubblica Amministrazione – che ha riconosciuto «l’infungibilità» del servizio da noi reso alla collettività – a co-progettare piani di intervento, così come previsto dalla legge.
L’ampliamento dell’offerta di servizio e la crescente professionalizzazione delle strutture ha dato vita così alla formazione della Rete dei Centri Socio Educativi per Disabili di Palermo, che dal 2009 ad oggi, tramite il finanziamento pubblico, ha garantito, attraverso un mirato lavoro “a sistema”, puntuali ed efficaci interventi educativi a favore dei giovani disabili.
Ebbene, questa azione del Piano di Zona si concluderà nell’ultima settimana di ottobre, riportando i nostri figli nel chiuso delle loro abitazioni. Non più stimoli, non più amici, non più attività. E precisiamo anche che nelle more dei pagamenti delle spettanze per il servizio puntualmente reso – chiaramente soggetto alle lungaggini burocratiche – i Centri hanno garantito il servizio, attingendo a risorse proprie che oggi si sono esaurite!
Appare pertanto chiaro che – laddove l’Amministrazione Comunale non dovesse garantire la prosecuzione e il correlativo finanziamento del progetto/servizio – tutto il sistema procederà verso un inesorabile collasso, con il conseguente e inevitabile regresso delle funzioni psico-fisiche dei giovani disabili.
Da ciò sono scaturite le innumerevoli richieste di incontro con la Pubblica Amministrazione per un confronto programmatico sulle prospettive future per la prosecuzione delle attività, senza però ottenere ad oggi alcuna risposta.
Ovviamente, agli occhi dei “profani”, tale silenzio della Pubblica Amministrazione appare la conseguenza di una scelta politica che, magari, tende a privilegiare altro a discapito di quelle “persone” che, non per scelta, si trovano ad essere vittime sia della loro condizione che delle scelte politiche di chi li dovrebbe invece garantire e tutelare.
È possibile che, ancora oggi, chi nasce in Sicilia sia doppiamente disabile? E soprattutto che accada questo a Palermo, dove la realtà dei Centri Socio Educativi è stata come una “meteora luminosa” nel buio profondo in cui viviamo tutti noi, famiglie e giovani disabili?
Con questo nostro messaggio, in conclusione, intendiamo dare una voce a chi non ce l’ha, per patologia e per stanchezza. Vorremmo “semplicemente” continuare a vivere come tutti gli altri Cittadini, con gli stessi doveri, ma anche con lo stesso diritto a una “vita normale”.
Per questo stiamo anche organizzando, per venerdì 26 ottobre, ultimo giorno di attività dei nostri Centri Socio Educativi, un grande Laboratorio di Diritto di Cittadinanza, davanti all’Assessorato preposto del Comune di Palermo, con persone disabili, famiglie e operatori, perché i nostri centocinquanta “ragazzi” (persone dai 18 ai 60 anni di età di cui alcuni con famiglie monoparentali…), tutti con difficoltà gravi e gravissime, vogliono sapere direttamente dagli Amministratori perché non possono condurre una vita come tutti gli altri, fatta di amici e di attività… Noi, come sempre, cercheremo di far sentire la loro voce!
Per altro, nel corso di un successivo incontro avvenuto il 25 ottobre da parte della Rete dei CSE con l’Assessore alle Attività Sociali del Comune di Palermo e con il Funzionario Responsabile Amministrativo del settore, questi ultimi hanno espresso il massimo impegno a far sì che tutte le prassi necessarie vengano poste in essere per la continuità delle attività dei Centri. Pertanto l’annuncita manifestazione del 26 ottobre è stata sospesa e le otto organizzazioni appartenenti alla Rete, che concluderanno l’Azione del Piano di Zona il 28 ottobre, hanno deciso di mantenere le attività istituzionali e, nelle more del riavvio dell’azione, quelle complementari di supporto alla collettività e ai familiari.
La Rete dei CSE (Centri Socio Educativi) per Disabili di Palermo è composta da cinque associazioni (AFADI-Associazione Famiglie di Disabili, Apriti Cuore, ARC-Associazione Recupero Cerebrolesi, Club Garden e Futuro Semplice) e da tre cooperative (Edificando, La Fraternità e La Provvidenza).
Per ulteriori informazioni: retecsepad@libero.it.
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