Nel prendere atto con soddisfazione che nel testo del Disegno di Legge di Stabilità presentato al Parlamento, «non vi è più traccia della disposizione contenuta nel testo provvisorio che riguardava il dimezzamento della retribuzione dei tre giorni di permesso per l’assistenza ai familiari che non siano coniugi o figli (articolo 33 della Legge 104/92)», l’Associazione Co.Fa.As. “Clelia” (Coordinamento Familiari Assistenti “Clelia”) intende appunto ribadire in un comunicato che in questi anni «tale riconoscimento del lavoro di cura del familiare assistente ha consentito a molte donne di mantenere il posto di lavoro e di assistere un congiunto non autosufficiente, e ha comunque permesso, in assenza o quasi di servizi pubblici dedicati a persone con elevata disabilità, di poter almeno avvalersi dell’apporto parentale».
E tuttavia, «in considerazione della crisi economica in atto, e riconoscendo che sta prendendo sempre più piede anche nel nostro Paese il concetto di “medicina sostenibile” (“non si può dare tutto a tutti”)», la stessa Co.Fa.As. “Clelia” chiede, con rinnovata forza, «l’attivazione immediata di controlli a campione, per verificare la veridicità delle certificazioni emesse per la fruizione dei benefìci di legge».
«Riteniamo infatti – dichiara la presidente dell’Associazione Anna Maria Comito – che tale controllo non possa che andare a vantaggio dei lavoratori che realmente vivono una situazione di assistenza continua, a fronte di abusi, che pure esistono, e che portano a togliere risorse e qualità di vita a chi effettivamente ne ha bisogno, ritenendo che tutto ciò vada nel senso dei princìpi di legalità e di equità che sempre dovrebbero sostenere lo sviluppo di una società civile». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: cofaas.clelia@alice.it.
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