Ormai sembra realmente questione di giorni perché l’Abruzzo si doti della tanto attesa e sospirata legge sulla Vita Indipendente delle persone con disabilità, ciò che tra l’altro potrebbe essere oggetto di un eventuale convegno, dopo l’approvazione definitiva da parte del Consiglio Regionale, che si presume (e si spera) avvenga nei primi giorni di novembre.
Un elogio particolare va fatto comunque a chi ha creduto sin da subito a questa filosofia – nuova per la nostra Regione – di dare assistenza alle persone con grave disabilità in maniera diversa dal consueto, come avviene invece tuttora, con la gestione diretta del servizio da parte dei Comuni e degli Ambiti Territoriali Sociali, attraverso l’affidamento a terzi.
Negli ultimi cinque anni, chi scrive si è impegnato molto – assieme a un gruppo di amici – per far capire la necessità di questa via alternativa, in modo tale che i Comuni, le Province e gli Ambiti Territoriali Sociali, anche in mancanza di direttive specifiche, dessero avvio a dei progetti sperimentali di Vita Indipendente.
In verità sono stati pochi quelli che hanno recepito il messaggio di cui mi sono fatto carico: dare cioè un’opportunità di scelta alle persone con disabilita, su come autogestire la propria assistenza in base alle necessità personali, evitando quindi di essere vittima di standardizzazioni e oggetto di esigenze aziendali di gestione.
In tal senso, uno degli Ambiti Territoriali Sociali – esattamente l’EAS 20, Comunità montana Sangro Aventino, la cui gestione è affidata alla bravissima Rosella Travaglini -, si è distinto in modo particolare, in quanto è stato il primo a credere e ad attuare questi progetti sperimentali, che hanno dimostrato concretamente, ai nostri politici, la convenienza economica, il miglioramento delle condizioni di vita della persona con disabilità e la loro affidabilità ed efficienza.
Il primo progetto assegnato da questo Ambito ha riguardato Severino Mingroni e i risultati sono stati immediati e ottimi: sono raddoppiate le ore di assistenza, il costo si è rivelato inferiore a quello della gestione diretta e l’assistente scelta dall’interessato – che prima era occupata in una cooperativa – si è rivelata più che adeguata. Ho avuto modo di verificare io stesso come la dedizione di questa donna per Severino sia umanamente commovente.
Il secondo progetto – chiamato “di socializzazione” – è stato assegnato a una persona che purtroppo non c’è più, ma l’iniziativa, nonostante la sua brevità, ha fatto capire quanto fosse importante per quella persona – dopo la grave disabilità che l’aveva colpita – poter tornare a rivivere nel tempo libero i momenti di svago, riprendere i vecchi hobby, come seguire la squadra di calcio del suo paese, o andare a vedere un film con gli amici, dando così anche un respiro alla sua famiglia che, nonostante tutto, non gli faceva mai mancare nulla, sia in assistenza che in affetto.
Infine – come mi è stato riferito con orgoglio dalla stessa Rosella Travaglini – un altro progetto sperimentale è stato assegnato a Federica di Civitella Messer Raimondo (Chieti), sposata con un bimbo di cinque anni, che da circa sette-otto anni soffre di sclerosi multipla. In tal modo l’interessata potrà gestire meglio le proprie giornate, avendo a disposizione un’assistente personale che si prenderà cura di lei e che svolgerà le mansioni da lei stessa impartite, in base alle sue esigenze, riappropriandosi così, anche se in parte, delle facoltà che la malattia le ha tolto.
A tutto, quindi, credo si possa rimediare, ma bisogna impegnarsi e avere anche la fortuna di incontrare persone in grado di capire e di ascoltare, con umiltà e senso civico del dovere.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: nicolino.didomenica@tiscali.it.