Un dispiegamento mai visto così compatto e concorde, nel chiedere il rilancio delle politiche sociali e il rifinanziamento dei relativi Fondi: avevamo scritto così, in altra parte del nostro giornale, riferendo, praticamente “in presa diretta”, della grande mobilitazione di protesta organizzata a Roma dalla Rete Cresce il welfare, cresce l’Italia, che sta sfidando anche l’inclemenza del tempo (una giornata di pioggia continua) e che proprio mentre scriviamo ha visto uscire da Palazzo Montecitorio la delegazione ricevuta dalla Camera, per la quale Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ha dichiarato che «è stato chiesto a tutti i Gruppi incontrati di mantenere i finanziamenti ai Fondi approvati in Commissione Affari Sociali, ottenendo una serie di rassicurazioni in tal senso».
Presto aggiorneremo naturalmente i Lettori anche su questo aspetto. Qui, a dare ulteriormente l’idea di quanto sia stato ampio il coinvolgimento di decine e decine di organizzazioni del sociale, riferiamo di altre adesioni giunte alle nostra redazione nel giorno stesso della mobilitazione, a partire da quella di UNIAMO-FIMR (Federazione Italiana Malattie Rare), i cui rappresentanti dichiarano in una nota che « non ci può essere uno sviluppo del Paese senza lo sviluppo di un welfare adeguato ai tempi e ai bisogni dei cittadini, malati, disabili, disagiati. Siamo convinti che la strada del rigore interpretata come compressione delle spese e degli investimenti, ma anche come annullamento dei diritti umani e costituzionali, significhi imboccare la strada verso la distruzione di ampie fasce della struttura sociale».
«Attendiamo quindi con ansia – conclude il comunicato di UNIAMO-FIMR – che il Governo dia finalmente contenuto alle dichiarazioni di intenti rese al suo insediamento, dove alla parola “rigore” seguivano “crescita” ed “equità” e invitiamo l’Esecutivo stesso, insieme al Parlamento, a interrogarsi sulle conseguenze nefaste che la strada della distruzione forzosa del welfare avrà nei prossimi anni».
Dal canto suo, l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) sta partecipando a propria volta con ferma convinzione alla mobilitazione, perché, ha dichiarato il presidente Agostino D’Ercole, «dobbiamo portare avanti la nostra battaglia contro chi vede le persone con disabilità come un inutile “peso sociale”. I Fondi destinati alle politiche sociali si sono infatti talmente ridotti da arrivare a incidere davvero pesantemente sulla qualità di vita dei cittadini, primi fra tutti le persone con disabilità e a pagarne le conseguenze sono le famiglie, le quali devono continuare a farsi carico di situazioni a volte difficilmente gestibili».
Nello specifico, l’AISM sta seguendo con attenzione anche il cosiddetto “Decreto Legge Balduzzi”, sulla tutela della salute, rispetto al quale l’Associazione ha prodotto nelle scorse settimane un proprio documento, riferito alla necessità di una corretta e rapida revisione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
Da ultimo, ma non certo ultimo, numerose associazioni della Sardegna, e in particolare del territorio di Sassari (AFARP-Associazione Famiglie per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica; ANGSA Sassari-Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici; ANMIC-Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili; ASARP-Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica; Associazione Sarda Traumi Cranici; Associazione Thalassemici Sardi; AssoNHor; Diritti Negati; Gruppo Down aderente a UniDown; L’Isola che non c’è; SASM-Sardegna Sclerosi Multipla; UFHA Sassari-Unione Famiglie Handicappati; UICI Sassari-Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti; UILDM Sassari-Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) hanno condiviso un documento in cui si esprime tra l’altro «preoccupazione e disapprovazione riguardo le politiche sociali ed economiche adottate in questi ultimi anni nei confronti delle persone con disabilità e dei loro familiari».
«Sappiamo – aggiunge il testo – che il debito pubblico in Italia è uno dei più alti del mondo, ma ciò non giustifica che le politiche di rigore debbano colpire i soggetti più deboli, rischiando di creare ulteriori disuguaglianze e dividendo ancora di più il Paese». «Pertanto – è la conclusione – ancora una volta chiediamo che si definiscano i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali, per garantire in tutto il Paese gli stessi diritti e le stesse prestazioni; che venga rifinanziato il Fondo Nazionale delle Politiche Sociali e quello per la Non Autosufficienza, ricordando che le risorse per quanto richiesto devono essere ricercate attraverso scelte coerenti e convergenti, nell’ottica di un Paese civile che investa nelle politiche sociali fondi adeguati a garantire non solo la sopravvivenza, ma anche una dignitosa esistenza». (S.B.)