Chiediamo solo il riconoscimento del diritto alla salute

Il Comitato dei Genitori dei tanti bimbi con disabilità seguiti dal Centro AFA-REUL di Bianco (Reggio Calabria) è ben lungi dall’accettare la chiusura di quell’importante struttura di riferimento per tutto il territorio della Locride Calabrese, avvenuta dal 1° novembre, e scrivendo a tutte le principali Autorità Istituzionali della Regione, preannuncia eclatanti azioni di protesta
Centro AFA-REUL di Bianco (Reggio Calabria), ambulatorio
Un ambulatorio del Centro AFA-REUL di Bianco (Reggio Calabria)

Circa un anno e mezzo fa, sia nel titolo (I bambini hanno vinto: il Centro di Bianco riprenderà a funzionare) che nella chiusura di un nostro ampio servizio dedicato al Centro di Riabilitazione AFA REUL di Bianco, nella Locride calabrese – ove AFA REUL sta per “Associazione Famiglie Audiolesi – Riabilitazione Educazione Udito e Linguaggio” – avevamo espresso l’auspicio, e quasi la convinzione, che i problemi di tale struttura – chiusa all’epoca per ben sette mesi, in assenza del finanziamento pubblico necessario per funzionare – potessero risolversi al meglio. E invece la cronaca di questi giorni dice tutt’altro, parlando anzi di chiusura dal 1° novembre del Centro appartenente all’AFA REUL di Genova e di cassa integrazione per il personale in servizio.

Il Comitato dei Genitori dei bimbi con disabilità seguiti dalla struttura (un centinaio in cura e una cinquantina in lista d’attesa) è però ben lungi dall’accettare tale situazione e senza chiedere «la pietà di nessuno», come si legge in un messaggio inviato a tutte le principali Autorità Istituzionali della Calabria, pretende «il riconoscimento di un diritto fondamentale per i nostri figli: il diritto alla salute» e preannuncia per venerdì 9 novembre, dalle ore 7, «un sit-in di protesta ad oltranza, con l’occupazione della Statale 106 [la Statale Jonica, N.d.R.] e il conseguente blocco della circolazione», nel caso in cui gli organi competenti (Regione Calabria, Prefettura di Reggio, Azienda Sanitaria Provinciale) non interrompano la cassa integrazione per i dipendenti, consentendo così la contemporanea riattivazione dei trattamenti riabilitativi.
«Per la professionalità dei dipendenti e degli operatori – si legge poi nel messaggio del Comitato – il Centro di Bianco è considerato a ragione struttura di eccellenza e di riferimento per tutto il territorio della Locride, il cui bacino di utenza comprende tutti i Comuni da Monasterace a Palazzi». Ora, è la denuncia, «l’aspetto più preoccupante di tutta la vicenda non è più rappresentato  dalla riduzione delle cure, ma dalla loro drastica interruzione. Infatti, interrompere il ritmo costante della riabilitazione a cui un bambino con disabilità dovrebbe essere sottoposto, vuol dire soltanto aggravare le sue condizioni sul piano fisico, cognitivo, neuropsicologico, e dunque compromettere seriamente, e talora irreversibilmente, la sua qualità di vita e il suo futuro».

Nonostante dunque il sostegno e la vicinanza dimostrate dal Comune di Bianco, dall’Assemblea dei Comuni della Locride e dalle associazioni del territorio, nonostante l’interessamento dichiarato dalla Prefettura di Reggio Calabria e nonostante, soprattutto, le garanzie di ripristino delle prestazioni, ricevute dal presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, «l’unica cosa certa – sottolinea il Comitato – è stata l’interruzione dell’attività di assistenza dei nostri figli dal 1° novembre 2012, con la messa in cassa integrazione del personale, a cui va il nostro ringraziamento, per aver continuato a garantire le prestazioni e il funzionamento della struttura, nonostante la mancata retribuzione degli stipendi». E del resto, «i nuovi contratti per l’accreditamento delle strutture avrebbero già dovuto essere firmati da tempo dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, ma ciò ancora non è avvenuto, a causa della responsabilità e, riteniamo, anche dell’insensibilità di chi ricopre  posti di potere dai quali dipende il futuro dei nostri figli».

«Malgrado le numerose leggi a tutela delle persone con disabilità – è l’amara conclusione del messaggio -, oggi ci vediamo negato un diritto costituzionalmente garantito, quello alla salute. I tagli alla sanità che avrebbero dovuto colpire i “falsi invalidi” e chi fino ad ora si è arricchito o ha speculato in questo settore, ha di fatto colpito tutti, anche chi disabile lo è davvero, i nostri figli  in primis. Ma è dalla tutela delle persone più fragili che si misura la civiltà di un Paese e anche il suo grado di umanità, solidarietà e democraticità. Oggi, invece, l’unica nostra certezza è che se non cambierà la situazione e non verranno ripristinati tutti i trattamenti necessari, dovremo aspettare chissà quanto per sapere quante e quali famiglie potranno accedere ai servizi di riabilitazione erogati dal Centro AFA-REUL». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: vinc.alba@gmail.com (Rosaria Salerno Albanese).

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