Abbiamo già avuto modo di sottolinearlo su queste stesse pagine e oggi lo ribadiamo: le politiche di eccessiva austerità senza equità, che hanno caratterizzato il Governo Berlusconi e ora anche il Governo Monti, vanno abbandonate con decisione, nell’interesse del Paese e dei ceti più deboli.
Siamo arrivati al punto che persino persone con gravissime disabilità sono costrette a fare lo sciopero delle fame, per ottenere il rifinanziamento del Fondo per la Non Autosufficienza, attualmente azzerato, da parte di un Governo che aveva previsto persino di tassare le pensioni d’invalidità e le indennità di accompagnamento. Norme, queste ultime, che sono state ritirate dal Disegno di Legge sulla Stabilità solo in seguito a proteste provenienti da più parti.
Stupisce che si ritenga inopportuno tagliare ulteriori spese e privilegi e ridurre la discrezionalità nella gestione di ingenti fondi pubblici – che in alcuni casi non si riescono nemmeno a spendere – mentre si attaccano i diritti delle persone più in difficoltà, le imprese sono costrette a fallire e la disoccupazione cresce costantemente.
Non penso che si possa raggiungere il pareggio di bilancio abbandonando al loro destino le persone con gravi disabilità, i pensionati che vivono con 500 euro al mese e le persone senza un lavoro, ai quali solo in Italia, in Grecia e in Ungheria si nega in Europa un reddito minimo garantito. Il 10% delle famiglie detiene circa il 50% della ricchezza e tuttavia c’è chi ritiene iniquo persino prevedere una tassa di solidarietà del 3% sui redditi superiori a 150.000 euro!
Credo pertanto sia necessario rilanciare con forza politiche economiche di stampo “keynesiano”, sostenute anche da Premi Nobel come Joseph Stiglitz e Paul Krugman, che considerano assurde le eccessive politiche di contrazione della spesa pubblica, come dimostra la situazione della Grecia e l’aumento della recessione in tutta Europa.
Per ridurre il rapporto tra debito e Prodotto Interno Lordo (PIL), che nonostante le politiche di austerità è cresciuto in Italia e in gran parte dei Paesi europei, condivido quindi le tesi di chi sostiene che bisogna puntare non solo a contenere il debito, ma soprattutto a far crescere il PIL, valorizzando le notevoli risorse umane, culturali, scientifiche e imprenditoriali esistenti nel nostro Paese e rispettando i diritti dei Cittadini più deboli.