Non è tanto grave che ci raccontino balle. È più grave che ci si creda!
Ieri, la Commissione Bilancio della Camera si è occupata di persone con disabilità. Ma non si è preoccupata di rimpolpare gli esangui Fondi Sociali, ridotti a 200 milioni di euro per il 2013, o di garantire una risposta credibile a chi ha condotto uno sciopero della fame mettendo a repentaglio la propria vita. No! È tornata sull’idea tanto cara al già ministro dell’Economia Tremonti («un Paese con 2 milioni e 700.000 invalidi non può essere competitivo») e sulle “sindromi maniacali-fobiche” del deputato leghista Reguzzoni che vede “falsi invalidi” in ogni angolo d’Italia (del Sud, ovviamente). Nell’estate del 2011, infatti, era arrivato ad affermare che «i controlli sui falsi invalidi hanno prodotto un risparmio di un miliardo di euro». Una bestialità, che tuttavia i colleghi evitarono di spernacchiare, come invece un’asineria del genere – prima matematica che politica – avrebbe meritato.
Ebbene, com’è noto, i controlli sui “falsi invalidi” condotti in questi anni hanno prodotto un tale disagio da convincere il Senato ad istituire una specifica commissione di indagine. Eppure ieri, all’unanimità, la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla Legge di Stabilità che prevede di affidare all’INPS (guarda caso) altri 450.000 controlli, per stanare i “falsi invalidi”.
Quindi: 800.000 controlli dal 2009 al 2012 (già effettuati) + 450.000 fra il 2013 e il 2015. Un milione e 250.000 persone controllate. Il che significa che bisogna definire un nuovo campione di persone sospette.
Dunque, gli invalidi civili sono circa 2 milioni e 200.000, tutti potenzialmente falsi. Dalle “persone sospette”, in forza di una norma del 2007, vanno escluse le persone con patologie stabilizzate o ingravescenti. Logica vorrebbe che venissero esclusi anche quelli che sono già stati controllati in precedenza. E sarebbe altrettanto logico escludere dal controllo chi ha ottenuto il verbale dopo il 2007, cioè da quando le verifiche sono diventate una competenza del “rigorosissimo” INPS. Buon senso, infine, vorrebbe che venissero espunti dai “sospetti” anche gli ultraottentenni, generalmente affetti da gravi malattie degenerative, tanto evidenti quanto incontestabili. E gli ultraottantenni rappresentano da soli il 50% dell’universo.
Rimane quindi il dubbio inquietante di come l’INPS costruirà il nuovo campione di 450.000 persone, senza violare la legge (ma questo non è mai sembrato rappresentare una remora per l’Istituto), e soprattutto per risultare efficace e rigoroso, agli occhi dei suoi “mandanti politici”.
Noi (ovviamente) sappiamo già come farà. Userà lo stesso trucco delle ultime edizioni di questa stucchevole procedura, che potremmo tranquillamente chiamare Dagli all’invalido. Un trucco abbastanza squallido perché spacciato da sensibilità nei confronti del Cittadino. Vediamo come funziona.
Forse non tutti sanno che al momento dell’accertamento dell’invalidità, la Commissione e poi l’INPS possono stabilire una rivedibilità della condizione. Quindi il verbale è valido per due o tre anni, dopodiché la persona deve sottoporsi nuovamente a visita. Fra le condizioni rivedibili ve ne sono molte che alla seconda visita comportano una riduzione della percentuale precedentemente riconosciuta.
Che cosa ha fatto dunque l’INPS nelle ultime due edizioni di Dagli all’invalido? Ha concentrato i controlli sulle posizioni comunque rivedibili, evitando in tal modo problemi eccessivi con le persone escluse per legge dai controlli, ma soprattutto potendo spacciare una normale revisione come una revoca a un “falso invalido”. Furbetti, no?
Nell’edizione 2011 di Dagli all’invalido ne ha combinata poi una di memorabile. Ha preso infatti le persone che erano rivedibili, ma ne ha accertato solo l’invalidità civile e non la condizione di handicap da Legge 104/92. Quindi molte persone si sono viste confermare la condizione invalidante, ma per ottenere la revisione dell’handicap hanno dovuto chiedere all’ASL un nuovo accertamento, poi verificato e convalidato – guarda un po! – dall’INPS stesso. Un vero esempio di efficacia amministrativa!
Nel frattempo gli organi d’informazione continuano ad essere terribilmente affascinati dalle singole e isolate storie di “finti ciechi” e di “finti invalidi”, ma, al di là del fatto di cronaca, non si chiedono mai la reale entità degli esiti dei controlli. E a nessuno viene in mente di fare i conti in tasca all’INPS. Troppo potente, per pestargli i piedi. Potente e presente nei principali quotidiani, con una serie di “velinari”, proni a interviste inginocchiate al super presidente Antonio Mastrapasqua, il manager pubblico più pagato d’Italia.
E invece, dopo ben “quattro edizioni di Dagli all’invalido”, i dati sarebbero piuttosto evidenti e documentati (Atti della Camera e della Corte dei Conti): il risparmio annuo, in termini di revoche, è attorno ai 150 milioni di euro. Attenzione, però: “revoche” non significa “falsi invalidi”. Le revoche derivano anche, ad esempio, dalla riduzione della percentuale di invalidità dal 100 al 95%. E crediamo che anche il citato onorevole Reguzzoni avrebbe difficoltà a sostenere che con il 95% si è falsi invalidi!
Quello, quindi, è il risparmio. Ma la spesa? Diamo un dato fresco fresco, consultabile nella recentissima Relazione Ispettiva della Corte dei Conti del 6 novembre 2012.
Nel 2010, la spesa per pagare medici esterni era stata di 9 milioni di euro. Nel 2011 questa spesa è aumentata del 300%, vale a dire 27 milioni di euro. In un’azienda privata, il Consiglio di Amministrazione sarebbe stato preso a calci…
Ma si pensa che questo spaventoso investimento in risorse esterne abbia migliorato la qualità delle prestazioni verso il Cittadino? Macché, troppo impegnati a dare la “caccia al falso invalido”, i signori dell’INPS conservano tempi elefantiaci per gli invalidi veri. Ce lo dice la stessa Corte dei Conti, segnalando i lunghi tempi di erogazione, dalla data della domanda (in media di 278 giorni per l’invalidità civile, 325 giorni per la cecità civile e 344 giorni per la sordità) alla concessione delle provvidenze (senza dimenticare che queste sono “medie” e che certi “simpatici picchi” arrivano anche quasi al doppio…).
Ma il danno di questi ritardi non è solo per la persona con disabilità che attende il verbale. È anche per l’Erario. Infatti l’INPS, per i suoi ritardi, ci costringe a sborsare gli interessi legali sulle provvidenze erogate in ritardo. Nel 2011, ad esempio, l’Istituto ha dovuto pagare la bazzecola di 37 milioni di interessi per i suoi ritardi di pagamento, il 63% riguardante le pensioni degli invalidi civili.
Senza contare, poi, il contenzioso in giudizio. C’è un dato generale già di per sé inquietante: un quinto delle cause civili dibattute in Italia vede l’INPS come controparte. In questo quadro, al 31 dicembre del 2011 c’erano 745.971 cause giacenti di cui ben 325.000 relative all’invalidità civile. Sempre nello scorso anno sono stati definiti 349.595 giudizi. L’INPS ha avuto una sentenza favorevole in 144.402 casi.
I Giudici, quindi, hanno dato torto all’INPS nella metà dei casi. Davvero una bella performance!
E per ogni causa, c’è un legale per INPS, un legale per l’invalido, un perito per l’INPS, un medico legale per l’invalido, un consulente tecnico di ufficio nominato dal Tribunale… Si calcoli un costo prudenziale di 10.000 euro a causa (che qualcuno paga) e si avrà la dimensione del giro di affari. Secondo voi può esserci l’interesse a scardinare questo sistema?
Le prossime edizioni di Dagli all’invalido saranno funzionali a tutto ciò, oltre a mantenere e rafforzare centri di potere, rapporti di forza, disponibilità di risorse. Il tutto a spese del Cittadino e a carico dell’Erario e nella beata incoscienza della Commissione Bilancio della Camera.
Il premio per l’efficacia (un tantino grottesca) spetta semmai alla Guardia di Finanza che da qualche settimana ha messo a disposizione online un simpatico facsimile, che consente la delazione sui “falsi invalidi”, facendo salvo l’anonimato del delatore. È sufficiente segnalare il nome del “falso” e indicarne comportamenti sospetti, quali guidare, muoversi, uscire di casa non accompagnato…
Proprio un Bel Paese, il nostro, che da un lato si commuove per i malati di SLA, dall’altro si nutre di luoghi comuni e di pregiudizi!