Dunque alla fine – come avevamo preannunciato qualche settimana fa – dopo tante battaglie condotte in particolare dalle persone con disabilità del Movimento per la Vita Indipendente, il Consiglio Regionale dell’Abruzzo ha approvato all’unanimità il Progetto di Legge sulla Vita Indipendente, iniziativa a firma di Nicoletta Verì, presidente della V Commissione Sanità e del consigliere Ricardo Chiavaroli, che dichiarano di aver voluto «rompere con l’assistenzialismo classico, per affermare nuovi diritti e aiutare chi ne ha davvero bisogno, con una legge che non si limita a concedere sostegni, ma concretizza un nuovo welfare, in grado di sancire interventi diretti e doverosi verso le persone, con interventi qualificati e la necessaria copertura finanziaria».
Si tratta di un passaggio accolto naturalmente con grande soddisfazione dalle persone con disabilità maggiormente impegnate a ottenere tale risultato, presenti al Consiglio Regionale e affiancate per l’occasione anche da Mina Welby, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni.
Avremo modo di entrare maggiormente nel dettaglio di un provvedimento contraddistinto da diciotto articoli, rivolti alle persone con grave disabilità, residenti in Abruzzo, di età dai 18 ai 67 anni (e ai rappresentanti legali delle stesse, nel caso di disabilità psico-relazionali), escludendo i Cittadini la cui situazione derivi da patologie strettamente connesse ai processi di invecchiamento. Un’équipe multidisciplinare individuerà poi i bisogni, gli obiettivi, i metodi e gli interventi necessari, mentre la Regione dovrà stanziare un apposito capitolo di bilancio per un fondo annuale, utile a finanziare i progetti di assistenza.
Certo, «resta il problema – come sottolineato dall’altro consigliere regionale Walter Caporale – delle risorse, sempre scarse, e ora quasi estinte», ma lo stesso Caporale evidenzia a sua volta la propria soddisfazione, per una norma che «recepisce l’idea di fondo della Vita Indipendente, nata molti anni fa, negli anni Sessanta, all’Università di Berkeley in California, vale a dire il principio dell’autodeterminazione della persona disabile». Ne condividiamo l’annotazione, ricordando infine che anche nel vicino Molise, esattamente due anni fa, era stato compiuto un passo analogo. (S.B.)