Il luogo è quello degli attori hollywoodiani e dei modelli da riviste superpatinate. Quindi che ci fa lì un atleta la cui specialità è il “giro della morte”, i 400 metri che si bruciano in poco più di 40 secondi? Di più: perché quello che fa il “giro della morte” è un uomo al quale hanno amputato le gambe quando aveva 11 mesi e che le prime volte che ha messo “strane lame” per correre aveva piaghe e dolore lì dove si appoggiavano.
Era già capitato che «People», una delle riviste più conosciute e lette del mondo, inserisse un campione nell’annuale classifica Sexiest Man Alive, gli uomini più sexy e desiderati del mondo (loro ci aggiungono un “viventi”, ma suona proprio male). Ma è la prima volta che c’è una persona che ha fatto diventare abilità la sua disabilità: Oscar Pistorius, infatti, è all’ottavo posto, appena dietro Richard Gere e Matt Bomer e davanti a Denzel Washington e Damian Lewis.
Oscar è uno abituato a modificare i luoghi comuni, rompere le barriere, rovesciare il modo di pensare. Negli anni ha dimostrato questo, nello sport in primo luogo, ma non solo. Nel 2011, ad esempio, vinse l’Hot 100, l’uomo più “caldo” e dunque desiderato, del Sudafrica, attraverso un sondaggio dell’edizione nazionale di «Heat», una delle riviste di gossip più diffuse al mondo: supersexy il video del backstage delle foto. Ed è anche testimonial del Profumo A*Men, anche qui con annesse foto e video che lasciano poco all’immaginazione.
La voglia di correre di Oscar, lui senza gambe, all’Olimpiade, ha fatto diventare realtà il paradosso. Dallo sport è partita la “rivoluzione culturale”. Immaginiamo non molti anni fa: un ragazzo amputato alle gambe non sarebbe stato preso in considerazione per stare fra “i più sexy del condominio”, figuriamoci del mondo intero. Lì ci stanno attori e modelli.
Nella foto qui sopra pubblicata, quella che «People» dedica a Pistorius, per celebrarlo fra chi donne e uomini desiderano di più, le sue gambe, mezze di muscoli e mezze di carbonio, sono in bella mostra, mica nascoste. Questa è la rivoluzione. Non è ancora finita, è vero. Perché Oscar è oggettivamente bello, proprio bello. Ma ha un corpo imperfetto. Come quello di Maya Nakanishi, sprinter con protesi, in mostra nuda su un calendario per pagarsi il viaggio alla Paralimpiade, della quale abbiamo avuto occasione di scrivere tempo fa, anche su queste pagine. O Aimee Mullins, ora modella e attrice, diventata testimonial di L’Oréal, anche lei amputata alle gambe quando era piccolissima e campionessa paralimpica nella corsa come Oscar, protagonista anni fa di una strepitosa copertina voluta da Vittorio Corona su una foto di Howard Schatz per la rivista della Laureus: lei ripresa di spalle con un corpo da urlo, le protesi e un microbikini a correre in spiaggia.
Il corpo trionfa anche imperfetto? È questo il messaggio? Come si è modificata la percezione del bello e del sexy? Tutto questo fa pensare che stia cambiando. In meglio. Un fenomeno da approfondire, magari per chi si occupa di estetica, nelle facoltà di filosofia, fra chi studia l’arte e l’immagine.
Ma c’è ancora tanto da fare. Gli esempi riguardano un tipo di disabilità: la barriera che si sta superando è quella di un’amputazione, un pezzo di corpo che manca, anche se si potrebbe citare Esther Vergeer, la tennista con la striscia più vincente di tutti i tempi, che ha posato posato nuda sulla sua carrozzina, per «Espn Magazine» Ma la strada, tracciata dallo sport paralimpico, dove Oscar Pistorius è il re indiscusso, è ormai aperta.
Anche se per percorrerla, occorre passare attraverso classifiche opinabili nel loro esistere, è bello pensare che sia ormai più di un sentiero. E comunque, detto fra noi, Oscar meritava di stare qualche gradino più in alto, altro che ottavo posto…