Siamo tutti alle prese, più o meno, con un cellulare di nuova generazione. Si chiamano smartphone, e spesso li usiamo ancora quasi soltanto per telefonare, inviare SMS, usare Twitter e Facebook. Ma quando la mobilità personale è ridotta a causa di una disabilità motoria, una delle esigenze primarie è quella di sapere per tempo se il luogo nel quale vogliamo recarci è davvero accessibile oppure no. O meglio: se è accessibile per me. Che so perfettamente di che cosa ho bisogno, se mi muovo da solo, oppure in compagnia, se utilizzo una sedia a rotelle manuale oppure, ad esempio, una carrozzina elettronica.
La Fondazione Vodafone Italia ha sviluppato una app, ossia un’applicazione per smartphone, che si chiama EasyWay. Ne scrivo non per fare pubblicità a Vodafone, che certamente non ne ha bisogno, ma perché per la prima volta in Italia una grande azienda telefonica si cimenta in un campo così delicato, come la valutazione dell’accessibilità, ciò che costituisce una novità sorprendente e dall’enorme potenzialità culturale.
Ne scrivo anche perché è gratis, e non è legata neppure al gestore telefonico. Infatti, chi utilizza per il proprio cellulare qualsiasi altro gestore può comunque scaricare dal web l’applicazione e utilizzarla liberamente. Ne scrivo infine anche perché questa applicazione è nata con la collaborazione attiva e competente della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che ha messo a disposizione un’esperienza vasta e soprattutto un pensiero critico collaudato da anni di tentativi più o meno validi di rispondere a una domanda crescente di informazioni chiare e corrette.
Il fatto è che nonostante il trascorrere degli anni, in Italia non esiste una banca dati pubblica aggiornata contenente rilevazioni attendibili sull’accessibilità dei luoghi. Tutti i progetti in questo campo sono molto datati e dunque ormai inattendibili, oppure si tratta di sperimentazioni più o meno “di nicchia”, o destinate ad un uso diverso. Alcuni progetti sono sicuramente validi, e ne parleremo, ma qui ci interessa notare l’impegno di un grande brand della telefonia mobile in un campo minato come questo.
Gli smartphone potrebbero effettivamente portare a un brusco cambiamento di mentalità. Prima di tutto perché è facile inserire i dati. Ad esempio quando si è seduti al tavolo di un ristorante, in attesa che arrivino le pietanze. Seguendo le facili e intuitive istruzioni della app, si possono infatti caricare i dati fondamentali, senza essere esperti di accessibilità. Mi piacerebbe sapere, per dirne una, che un mio amico compisse per me questa operazione, segnalando un ristorante, un albergo, un museo, un teatro, un negozio privi di barriere. Il rischio è quello dell’approssimazione, dell’errore di valutazione, ma si tratta, come è logico, di un’applicazione interattiva, che consente agli utenti di intervenire segnalando il proprio giudizio sull’accessibilità dichiarata e dunque contribuendo a una migliore e più esatta valutazione.
Vodafone si è lanciata in questo progetto con entusiasmo, ma ha poi dovuto verificare quante difficoltà, quante complicazioni, quante distinzioni si debbano comunque fare, quando ci si accosta in modo attento e consapevole al tema dell’accessibilità, che non può essere – come spesso accade – solo una specie di autocertificazione (sono gli alberghi, in genere, a fornire informazioni non del tutto attendibili, tanto che è sempre consigliabile telefonare prima di intraprendere un viaggio, per porre quelle due o tre domande precise, che fanno scomparire i dubbi oppure li confermano negativamente).
Adesso questa applicazione esce dalla fase di incubazione progettuale e si affaccia al vasto pubblico degli utenti, e proprio agli utilizzatori si rivolge perché liberamente e attivamente partecipino alla popolazione del database. Non è un’operazione in contrasto con altre esperienze che si stanno sviluppando sul web in questi mesi, anzi, è caso mai uno strumento trasversale e “generalista”, che può fare uscire il tema dell’accessibilità e delle barriere dal confine ristretto degli addetti ai lavori o solo delle persone con disabilità.
Al momento manca uno sviluppo della app che tenga conto anche delle disabilità sensoriali, ma è solo questione di tempo e di modalità. Un passo alla volta. Certo che sarà curioso vedere le mappe delle città e scoprire se avranno più segnali verdi o rossi. Forse scopriremo che ci sono molti più luoghi “liberati” dalle barriere di quanto avremmo immaginato. E anche questo può essere un modo per spingerci a uscire di casa. In buona compagnia. Con o senza disabilità. Un consiglio: scaricatela sul vostro telefonino e giocateci un po’. Male non fa. E magari aiutate una persona con disabilità a muoversi con meno paura.
Direttore responsabile di Superando.it. Il presente testo, qui riproposto con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, appare anche in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “‘Quando lo smartphone aiuta a muoversi liberamente”.
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