«Negli anni passati – si legge in una nota del Comitato Lombardo per la Vita Indipendente delle Persone con Disabilità, prodotta dopo l’ultima assemblea di Brescia di tale organizzazione – l’approvazione e gli stanziamenti, anche se parziali e insufficienti, per i Progetti di Vita Indipendente avevano illuso le persone con disabilità che finalmente e realmente, esse fossero accettate come protagoniste del loro progetto di vita. Infatti, con il loro necessario e vincolante finanziamento indiretto, i Progetti di Vita Indipendente consentirebbero di assumere uno o più assistenti personali, per rispondere alle proprie esigenze e garantire a chi ne usufruisce il diritto di decidere dove vivere, con chi vivere, quando alzarsi, cosa fare durante la giornata; diritti di libertà e di autodeterminazione in teoria riconosciuti ad ogni singolo, ma negati in pratica a molti Cittadini con disabilità e specialmente a quelli che hanno una condizione fisica grave».
Era stata però un’“illusione”, come viene rilevato dal Comitato, innanzitutto per il fatto che «in Lombardia vi è difformità di trattamento economico, a seconda del senso di responsabilità dei diversi Piani di Zona e dei singoli Comuni, perché non c’è alcuna forma di regolamentazione e di condizione, a parte percentuali massime di finanziamento che si è obbligati a rispettare».
Di questi tempi, poi, «la crisi economica che coinvolge il Paese sta penalizzando soprattutto le persone con disabilità e dall’operatore sociale, all’amministratore locale, all’assessore regionale, ai diversi ministri del Governo, la frase ricorrente con cui si rigettano il dialogo, gli approfondimenti, la ricerca di soluzioni e responsabilità è quasi sempre la stessa: “non ci sono soldi, tutti dobbiamo fare sacrifici”».
Ma «per le persone con disabilità grave – sottolineano con forza i rappresentanti del Comitato – non è semplicemente una questione di sacrifici, ma si tratta di una priorità concreta perché senza assistenza esse non possono realizzarsi e a volte addirittura nemmeno sopravvivere!».
La domanda successiva è quasi conseguente: «Se non verranno finanziati i Progetti di Vita Indipendente, molte persone dovranno essere assistite in altro modo, ma come? Oltretutto una retta in comunità o in un istituto costano comunque allo Stato molto di più, rispetto a un Progetto di Vita Indipendente e soprattutto non garantiscono la libertà di compiere le proprie scelte, né la piena ed effettiva partecipazione civile, ma neppure la vera inclusione sociale».
Per tutto ciò, quindi, il Comitato intende «continuare a lottare, per difendere il diritto ad una vita dignitosa ed autodeterminata», rilanciando anche la petizione di internet, promossa recentemente, tramite la quale si intende tra l’altro chiedere all’Amministrazione Regionale Lombarda, di «istituire un tavolo di studio intorno a una legge per garantire il diritto alla Vita Indipendente alle persone con disabilità che ne facciano richiesta».
E la lotta – come si evidenzia concludendo il comunicato – sarà anche «per quelle persone malate di SLA (sclerosi laterale amiotrofica), che in questi giorni stanno riprendendo la protesta, minacciando di lasciarsi morire». «Esprimiamo a tal proposito – si legge – la nostra forte indignazione per quella vergognosa negligenza, che ha costretto persone con una patologia così invalidante a una decisione tanto estrema come questa. Un amministratore pubblico (a qualsiasi livello) che voglia essere considerato all’altezza del ruolo che ricopre, non arriva a una situazione del genere!». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: vitaindiplombardia@yahoo.it.