Poche ma sentite parole, mentre le notizie romane annunciano una possibile crisi di governo, nel caos politico più totale e imbarazzante. Provo a ragionare a voce alta. Nessuno si è appassionato, specie negli ultimi mesi, alle sorti del Governo Monti. Poco tecnico e molto politico. L’equità è rimasta una chimera, i sacrifici no.
Ma ci sono molte questioni che ci stanno a cuore, lo abbiamo visto e scritto e raccontato ovunque. E una cosa è certa: i tempi della crisi, e poi le elezioni, e poi l’incognita del nuovo, cambiano nuovamente i termini della situazione.
In pratica, da adesso fino alla prossima primavera inoltrata, gli unici interlocutori politici che potranno assumersi responsabilità dirette – anche per quanto riguarda i temi del welfare e dei diritti di cittadinanza – sono e saranno i Sindaci, gli Assessori e i Consiglieri Comunali, oltre alle Regioni non toccate dallo sfacelo.
È facile immaginare che nessuno degli argomenti più rilevanti e urgenti avrà un luogo di confronto serio e concreto. Anzi, l’obiettivo a breve termine, per le associazioni, per le forze sociali, sarà quello di limitare i danni, di “salvare il salvabile”, di evitare ulteriori batoste dettate dall’irresponsabilità politica generale.
Gli unici interlocutori saranno dunque i burocrati, i responsabili dei Ministeri, i funzionari, giù giù fino agli impiegati in prima linea. È prevedibile una sensazione crescente di smarrimento, e di ulteriore allontanamento dalla politica. Una sfiducia che si tradurrà in angoscia in molte famiglie, o in rabbia crescente, con la conseguente intolleranza, esasperata dalla Rete, che in qualche modo risulta l’ultimo sfogatoio possibile.
È per questo che mai come adesso occorre al contrario una sorta di testimonianza civile, di militanza sociale attiva e positiva. Non posso credere che questo Paese sia «sull’orlo del baratro», come ha appena dichiarato Silvio Berlusconi, colui cioè che in buona misura su quell’orlo ci ha portati, e che forse ora si rende conto che sta parlando del proprio baratro personale e politico.
Le tante persone per bene, che ogni giorno si sforzano di fornire servizi, di ascoltare i bisogni reali delle persone, della parte più debole del Paese, sono certo che non verranno meno al loro impegno. E anche spazi come questo giornale, di discussione e di testimonianza, possono e devono aiutarci a sopravvivere, traghettandoci nel futuro.
Ce la faremo anche questa volta, nonostante tutto.
Ce la faremo anche questa volta, nonostante tutto
«Mentre le notizie romane annunciano una possibile crisi di governo – scrive Franco Bomprezzi -, nel caos politico più totale e imbarazzante, si profila il rischio che da ora fino alla prossima primavera inoltrata, nessuno degli argomenti più rilevanti e urgenti per il welfare e i diritti di cittadinanza abbia un luogo di confronto serio e concreto. Per questo è necessaria una sorta di testimonianza civile, di militanza sociale attiva e positiva»