Saper trovare le soluzioni giuste è ciò che porta a migliorare la società. Da un problema nasce un’opportunità: a volte questa frase è abusata, ma è sostanzialmente vera in molti casi. Specie quando si parla di disabilità. «Non sei disabile per la tua disabilità, sei abile per le tue abilità”, ama dire spesso l’atleta Oscar Pistorius, uno che ha fatto un punto di forza del suo punto debole. Una storia come quella di “Senza nome”, il bar gestito da persone sorde aperto a Bologna e di cui ha scritto anche Michela Trigari in «Corriere della Sera.it», che parte anch’esso da questa intuizione.
Non posso fare il cameriere perché non sento? Trovo un altro modo di comunicare. La bacheca con i post-it dove ci sono bevande e aperitivi e tutto ciò che può venire offerto è una “versione da osteria” dei negozi virtuali. Di più, ci si supera: ti insegno uno dei modi (non il solo: le divisioni che esistono nel mondo della sordità sono state già oggetto di una riflessione di chi scrive, su queste stesse pagine) di comunicare con me, attraverso le parole della Lingua dei Segni. Ecco, all’entrata, le foto per ordinare mojito e spritz, con lo sconto se lo impari a dire così. Fra l’altro, nessuno si sente straniero in questo bar: un turista di altri Paesi ordina senza sapere una parola di italiano.
Il bisogno sviluppa l’ingegno. Parole che ognuno di noi ha sentito molte volte, spesso da genitori, nonni e affini. In ogni campo. Figuriamoci nella disabilità, con le necessità all’ennesima potenza.
Sembra incredibile, ma a volte pare difficile far comprendere come una soluzione per il bisogno di chi è o appare più debole sia una soluzione per tutti. Uno dei più noti simboli del lusso, ad esempio, è nato proprio per alleviare le sofferenze di un ragazzo affetto da artrite reumatoide. Ken, il figlio di Candido Jacuzzi, uno dei tanti fratelli di una famiglia del Friuli Venezia Giulia, trasferitasi negli States all’inizio del Novecento, che si occupava di progettazione di pompe ed eliche aeronautiche, aveva cominciato a soffrirne e il padre si inventò questa apparecchiatura terapeutica, con una pompa applicata alla vasca da bagno, per produrre bollicine con un effetto massaggiante, in modo da alleviarne le sofferenze e averne un effetto terapeutico. Oggi quell’intuizione è diventata sinonimo non solo di ricchezza, la cui conoscenza in una casa fa felici i Befera dei redditometri vari, e di relax per tutti: «… è soprattutto il primo prototipo di idromassaggio mai creato, destinato a cambiare la vita di molti e immediatamente adatto alla commercializzazione rivolta a ospedali, scuole, case private», come si spiega nel sito della Jacuzzi.
Lo sviluppo delle abilità è davvero la chiave di volta per ripensare una condizione di disabilità? Alex Zanardi, che ha saputo reinventarsi la vita sportiva attraverso la scoperta delle abilità residue, lo ha spiegato bene in commento alla storia di Cody McCasland, il ragazzino americano le cui gambe sono state amputate a pochi mesi, diventato uno dei motivatori dei soldati americani tornati con disabilità dalle guerre: «Conta – ha scritto Zanardi in quella occasione – capire le abilità. Se ciò che ti fa star male è la semplice idea di non avere gli stessi “attrezzi” degli altri, diventa difficile uscirne. Se il problema è invece pensare di non poter raggiungere gli stessi obiettivi, allora cambia la prospettiva. Se poi qualcuno ti mostra come andare dal punto A al punto B in altra maniera, indicandoti come, tu capisci di poterlo fare, pur con “attrezzi” diversi».
Cambiare la prospettiva, saper essere creativi, sviluppare le abilità: queste, le parole chiave.