Ora sappiamo quanto costa avere un cane che ti guidi e ti aiuti: 9 euro al giorno, colazione non compresa, perché quella la fai a parte, nascosto dagli altri. L’intolleranza sempre figlia della stupidità colpisce ancora. Questa volta a Santo Stefano di Cadore (Belluno), Hotel Monaco Sport.
La vicenda si trova ben spiegata sul «Corriere della Sera Veneto.it: Nicoletta Ditadi, non vedente, centralinista a Mirano (Venezia), approfitta di un’offerta e prenota con il marito sulle Dolomiti, ma all’hotel le fanno presente che il suo cane guida, Lara, labrador e lavoratore, costerà 9 euro in più di pulizia della camera (chissà quindi come fanno le pulizie altrimenti in quell’hotel) e che la colazione sarebbe stata fatta in una stanza a parte rispetto agli clienti.
È incredibile come ancora esista questa mentalità, malgrado la legge sia chiara [Legge 14.02.1974, n. 37, modificata dalla Legge 8.02.2006, n. 60 e successive modificazioni, N.d.R.]: il cane guida dev’essere accettato senza discriminazioni. Purtroppo siamo ancora lontani dall’avere una legge perfetta, visto che una maggiorazione non è vietata, come spiega Graziella Zuccarato, presidente dell’UICI di Venezia (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti): «Nella maggior parte dei casi l’entrata dell’animale è gratuita, anche se esistono delle strutture che fanno pagare una maggiorazione per le spese aggiuntive di pulizia. Nel caso di un hotel, come capitato alla signora di Mirano e al di là che 9 euro al giorno mi sembrano francamente eccessivi, non si capisce perché si debba partire dal presupposto che una camera d’albergo debba essere pulita più a fondo, e quindi con maggiori spese, se dentro vi è passato un cane. Significa che in tutti gli altri casi danno solo una spolverata alla buona?».
La “vera discriminazione”, quindi, è il confinamento in una sala separata per colazione e pranzi.
Su quello che rappresentano gli animali – non solo i cani – per le persone con disabilità, abbiamo già avuto occasione di scrivere, anche nei giorni scorsi, su queste stesse pagine. Ed ecco un’altra pecca della legge: i diritti dei cani da assistenza vanno estesi anche ad altri tipi di disabilità e non solo alla cecità. Qualche tempo fa, ad esempio, fece notizia la bellissima storia di Zuzu, un cagnolone proveniente dall’organizzazione non profit americana 4 Paws for Ability, centro specializzato in pet-therapy: attraverso un addestramento e sue sconosciute doti, probabilmente olfattive, Zuzu era infatti in grado di anticipare le crisi epilettiche di Alex, un ragazzo di Bethlehem, in Pennsylvania. E così i genitori potevano metterlo al sicuro da eventuali traumi per le cadute, salvandogli letteralmente la vita. Una storia, questa, che ricorda quella di Leo e del suo amico a quattro zampe Harry, in California.
Ma non solo: i diritti dovrebbero riguardare anche altri tipi di animali, se hanno funzione di assistenza, alla faccia di pessimi albergatori, come quelli incontrati da Nicoletta e dalla sua Lara, che dovrebbero per altro essere professionisti nell’ospitalità. Viene da chiedersi, però, se si tratti solo di persone che non lavorano come dovrebbero oppure se questo loro atteggiamento non segua lamentele e proteste di altri ospiti.
Purtroppo l’insensibilità non è prerogativa di una categoria: quante volte capita di notare il fastidio di clienti in ristoranti e alberghi perché un cane guida è vicino a loro mentre mangiano o nella stanza di fianco o ancora nello stesso luogo? Occorre ancora spiegare che è sostegno, occhi oppure mani o piedi per la persona che ha una disabilità?
Forse è proprio questo il problema: l’insensibilità, l’intolleranza, l’ignoranza, che non è solo di chi ospita, ma anche di chi viene ospitato e non riesce ad avere simpatia e – rafforzo – empatia con gli altri, quelli che magari, rispetto a lui, hanno un “altro da loro”, in questo caso un animale, che li aiuta.
Sembra incredibile dirlo nel 2013: questione di civiltà, il cui livello si nota anche attraverso situazioni come queste. Quanti passi avanti ancora da fare!
Testo già apparso (con il titolo “Cani guida: cambiare cultura per cambiare la legge”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al contesto, per gentile concessione.
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