«Sembra proprio che con quella Circolare l’INPS voglia spingere al divorzio tutti gli invalidi italiani al 100%». Sono parole di Pietro Cerrito, segretario confederale della CISL, che con formula caustica, va a comporre il nutrito novero di quanti stanno duramente contestando quella parte della Circolare n. 149, prodotta dall’INPS il 28 dicembre, con la quale l’Istituto ha stabilito di prendere in considerazione, quale criterio per l’assegnazione della pensione alle persone con invalidità civile al 100%, anche il reddito del coniuge, indipendentemente dal numero di figli. In caso quindi di un reddito lordo annuo superiore a 16.127,30 euro, si perderà il diritto alla pensione (275,87 euro al mese).
Un provvedimento che – lo ricordiamo – nei giorni scorsi è stato definito da Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), come «una decisione politica che colpisce i più poveri, espropriandoli di una pensione dall’importo risibile e provocando inaccettabili ripercussioni, oltre a insostenibili disparità di trattamento».
«Oppure – prosegue con altrettanta causticità il segretario della Confederazione sindacale – si vuole per caso che i 40 milioni per il Fondo della Non autosufficienza, anziché provenire dalla cosiddetta “lotta ai falsi invalidi” arrivino dalla lotta ai veri invalidi sposati?».
Il riferimento, in questo caso, è a quei 40 milioni di euro aggiunti al Fondo della Non Autosufficienza, nella Legge di Stabilità, disponibilità per altro solo «virtuale», come è stato puntualmente sottolineato ancora dalla FISH, dal momento che essi dovrebbero arrivare dalla nuova ondata di controlli sui “falsi invalidi” previsti in misura di 150.000 all’anno per i prossimi tre anni. «Una cifra assai improbabile – si era letto in una nota della Federazione -, visto che nel solo 2012, e per il solo ricorso a medici esterni, l’INPS ha speso 37 milioni di euro, deputati proprio a questi controlli».
«E questa dovrebbe essere una politica attenta alle famiglie – conclude Cerrito – soprattutto quelle con delle fragilità al proprio interno? Questo atto amministrativo rischia invece di generare un’ulteriore situazione di pesante iniquità, mentre la selettività dovrebbe essere disciplinata in modo più equo dall’ISEE [Indicatore della Situazione Economica equivalente, N.d.R.], lo strumento riformato sul quale ci sono già stati importanti punti di convergenza con il sottosegretario del Governo uscente Maria Cecilia Guerra». (S.B.)