Vedo con piacere che il mondo del non profit e del terzo settore si è deciso a scendere (o a salire) in politica, gettando il cuore oltre l’ostacolo. Tante persone in gamba, di assoluta qualità e competenza, in posizioni di rilievo nelle liste di varie formazioni, dalla sinistra al centro (al momento non si conoscono le scelte definitive del centrodestra).
Manca però un nome che mi stava a cuore, perché avevo speso anche la mia firma – ora lo posso dire tranquillamente – sperando che il segretario del Partito Democratico Bersani ritenesse giusto compiere un gesto forte, anche dal punto di vista del messaggio politico, inserendo nella cosiddetta “lista bloccata” Pietro Barbieri, il presidente della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.
Non ero da solo, ovviamente. Pietro Barbieri si è trovato infatti sommerso da una valanga di adesioni a un documento che è arrivato sul tavolo del leader del Partito Democratico. In quella lettera avevamo scritto, fra l’altro: «Se le persone con disabilità, le persone non autosufficienti hanno raggiunto un livello di consapevolezza dei propri diritti ed hanno saputo combattere per quei diritti con una tenacia incrollabile in questo quinquennio di funesta miopia sociale, se oggi i valori di inclusione, accesso a tutto per tutti e partecipazione possono ancora essere pronunciati, è anche merito della sua azione, delle sue capacità e della competenza tutt’altro che settoriale. Saper ascoltare, interpretare, decodificare le istanze così diverse perché così personali e trasformarle in proposte politiche sostenibili tecnicamente e giuridicamente, è dote assai rara. Una dote maturata anche grazie al confronto continuo con tanti altri protagonisti del mondo sindacale, dell’associazionismo, della cultura, delle istituzioni Un rispettoso confronto alla pari che dà e riceve per il bene comune».
Nelle ore convulse, e comprensibilmente difficili, delle scelte definitive, questa candidatura proveniente dall’esterno del Partito Democratico (ricca di firme di presidenti di organizzazioni del Terzo Settore, di giornalisti, di amministratori pubblici, di cooperatori sociali) non è stata ritenuta così importante e simbolica da superare qualsiasi resistenza interna.
Non discuto le scelte autonome di un partito dalle tante anime, e che pure sta dimostrando molta attenzione alla società civile. Ho visto ad esempio che Ileana Argentin, già deputato nella Legislatura appena conclusa, ha ottenuto un ampio consenso alle primarie romane e dunque legittimamente si colloca ai primi posti della lista nel Lazio. Ma la sua è per così dire una candidatura “normale”, di una persona con disabilità che da anni milita attivamente nella politica. Non può e non dovrebbe essere considerata di per sé una risposta, anzi, l’unica risposta, alla giusta richiesta di partecipazione alla costruzione della nuova Italia da parte del movimento delle persone disabili italiane.
Pietro Barbieri, infatti, era ed è il riferimento per moltissimi di noi che da tanti anni cercano di dare dignità e risposte corrette e competenti a questioni complesse, senza una visione unilaterale, ma anzi puntando a una visione complessiva della società, all’interno della quale le persone con disabilità possono e devono avere pieno diritto di cittadinanza.
È dunque un’occasione perduta. In una situazione di normalità non sarebbe così grave. Ma i tempi che stiamo vivendo avrebbero consigliato maggiore attenzione, maggiore consapevolezza, anche perché davvero ci sarà un enorme bisogno di spendere competenze, onestà, grinta e autorevolezza, per rimettere in piedi un welfare moderno e rispettoso dei diritti e delle opportunità di tutti.
Pietro Barbieri non aveva chiesto questa candidatura, ma si era messo a disposizione. Adesso continuerà sicuramente il suo lavoro, nella FISH e non solo. Ma è un peccato. Personalmente provo un momento di delusione e di amarezza. E spero solo che si evitino le scuse di circostanza. Un errore, a volte, è semplicemente la conferma di un’attenzione insufficiente. E se questo accade nel Partito Democratico, non c’è davvero di che essere allegri per il nostro futuro. E per il presente.