«Nessuna sospensione delle 35 prestazioni extraLEA, cioè aggiuntive ai Livelli Essenziali di Assistenza, nella Sanità Veneta, sino al 31 marzo: questa la richiesta che la Commissione Sanità del Consiglio Regionale Veneto, d’intesa con gli Assessori al Sociale e alla Sanità, ha rivolto unanime al presidente della Regione Luca Zaia, imponendo di fatto uno stop alla Delibera 154/Cr approvata la vigilia di Natale, dal titolo Assegnazione provvisoria alle aziende sanitarie delle risorse finanziarie per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza».
Esordisce così la nota diffusa nelle ore scorse dall’ARV (Agenzia Regionale Veneto) che, almeno per il momento, fa respirare un po’ di ossigeno alle persone con disabilità del Veneto e alle associazioni che le rappresentano, dopo la grande preoccupazione causata da quelle «pesanti pietre piovute sul welfare della Regione», come aveva scritto la stampa locale, riferendosi appunto alla sospensione – dal 1° gennaio di quest’anno – dei cosiddetti “livelli di assistenza facoltativi” (noti anche come “extraLEA”, in quanto non compresi nelle prestazioni essenziali obbligatorie), decisa dalla Giunta Regionale alla fine di dicembre, a fronte della riduzione dei fondi statali nel settore.
Un provvedimento, questo, che costituirebbe una vera e propria “mazzata” per categorie come quelle degli anziani non autosufficienti, delle persone con disabilità fisica e psichica e di chi è affetto da una Malattia Rara. Come infatti si era letto ad esempio l’8 gennaio, nel quotidiano «Il Mattino di Padova», e in altri organi d’informazione, finora quei Cittadini «beneficiavano di contributi ed esenzioni per complessivi 126 milioni annui». Con il nuovo provvedimento, invece, «la piena tutela sarebbe garantita solo ai redditi minimi, mentre gli altri dovrebbero contribuire alla spesa».
Queste, tra le altre, le situazioni “extraLEA” coinvolte: gli assegni di cura alle famiglie con persone non autosufficienti; i contributi di domiciliarità; i finanziamenti per progetti di autonomia delle persone con disabilità; le prestazioni diagnostiche e specialistiche per persone affette da malattie rare e celiachia; i servizi di telesoccorso e teleassistenza; la riabilitazione a persone con disabilità fisica e psichica, in famiglia e nei centri diurni; la certificazione gratuita dell’idoneità dei minorenni all’attività sportiva; il parto fisiologico indolore e altro ancora.
«A differenza di altre Regioni – si era letto ancora nel “Mattino di Padova” – il Veneto aveva finora garantito queste prestazioni, pur rinunciando – unico in Italia – al prelievo dall’addizionale IRPEF sulla sanità; ora invece gli “extraLEA” saranno congelati fino al 31 marzo e sbloccati soltanto se gli obiettivi trimestrali assegnati ai manager delle aziende sanitarie (pareggio dei conti o abbattimento del disavanzo) saranno centrati».
In sostanza una prospettiva a dir poco negativa, in un quadro generale – tra l’altro – in cui l’approvazione definitiva dei LEA (intesi come Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria) resta ancora sospesa, nonostante il documento presentato in tal senso a fine anno dal ministro della Salute Balduzzi, mentre dei LIVEAS (i Livelli Essenziali di Assistenza Sociale) non si parla nemmeno.
La logica protesta era pertanto già montata nel Veneto, da parte del mondo sindacale, di quello associativo e delle cooperative, e naturalmente di tantissime persone con disabilità e delle loro famiglie, anche perché si parla di una Regione che dell’integrazione socio-sanitaria ha fatto sinora uno dei capisaldi del proprio sistema, garantendo interventi di qualità e minore spesa.
Ora, tuttavia, è arrivata, come detto, la sospensione del provvedimento, dal momento che – come riferisce ancora la nota dell’ARV – «i vincoli di bilancio e l’eccezionalità e straordinarietà della situazione contingente, che impongono alla Sanità Veneta un’ulteriore cura dimagrante di circa 200 milioni di euro non sono sembrati al Presidente della Commissione Sanità e a tutti i suoi componenti ragioni sufficienti per bloccare l’erogazione di assegni di cura e prestazioni ad anziani, disabili, non autosufficienti e persone affette da patologie croniche. La Commissione ha fatto appello direttamente al Presidente della Regione e ha chiesto di invertire il percorso disegnato dalla Delibera del 24 dicembre: prima una Commissione Tecnica appositamente istituita, insieme al Segretario Regionale alla Sanità, valuterà criteri, priorità e ricadute delle prestazioni extraLEA, formulando una proposta di rivisitazione (e dovrà farlo entro il 28 febbraio prossimo), poi la commissione stessa si pronuncerà sul provvedimento, entro il 31 marzo. Nel frattempo, per tutto il primo trimestre 2013, le prestazioni accessorie continueranno ad essere erogate come prima».
La situazione resta quindi fluida e sostanzialmente in sospeso, sino alla fine di marzo, quando tra l’altro la verifica sulla sostenibilità delle prestazioni “tagliate” in dicembre, potrà contare su dati più definiti rispetto alle disponibilità finanziarie complessive della Sanità Veneta. (S.B.)