Le luci e le ombre di quel testo sul lavoro

È meno duro, il commento di Nina Daita della CGIL, su quella bozza di Decreto riguardante gli esoneri parziali dagli obblighi occupazionali nei confronti dei lavoratori con disabilità, testo del Ministero del Lavoro, già definito dalle associazioni della FISH e dalla CISL come «inaccettabile» e «da riscrivere». Secondo Daita, infatti, a fianco delle questioni critiche, esso contiene anche innovazioni apprezzabili

Giovane uomo in carrozzina al lavoro alla scrivania«Innovazioni apprezzabili, specie nella prima parte, con alcune questioni critiche che invece vanno riviste»: la responsabile dell’Ufficio Politiche per la Disabilità della CGIL, Nina Daita, ha commentato così la bozza di Decreto in merito agli esoneri parziali dagli obblighi occupazionali della Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), licenziato nei giorni scorsi dal Ministero del Lavoro e in fase di esame da parte della Conferenza Stato-Regioni, un testo che – come avevamo riferito – ha già provocato prese di posizione estremamente dure sia da parte della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che dell’altra confederazione sindacale CISL.
In particolare, il presidente della FISH Pietro Barbieri ha parlato di «testo da riscrivere», che «allarga ancora le maglie degli esoneri parziali, consentendo nuove e più ampie scappatoie e beffando le aspettative delle migliaia di persone con disabilità escluse dal mondo del lavoro».

In una lettera inviata dunque al sottosegretario Maria Cecilia Guerra, la dirigente della CGIL dichiara che la prima parte «rappresenta un’innovazione apprezzabile, introducendo la clausola, prevista dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Perone Disabili, sugli “accomodamenti ragionevoli possibili”, quale importante criterio di valutazione e collaborazione, al fine di definire una giusta soluzione tra l’esigenza dei disabili di trovare un’occupazione e le difficoltà del datore di lavoro a reperire un’occupazione dignitosa e possibile».
Per quanto riguarda invece l’aspetto relativo alla motivazione definita come «speciali condizioni di attività», necessaria per richiedere l’esonero parziale dagli obblighi di legge, essa risulta, secondo Daita, «generica e rischiosa in quanto darebbe adito a diverse e differenti interpretazioni». (S.B.)

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