Dal dizionario della lingua italiana: «Insostenibile: dicesi di cosa che non può essere sopportata. Un peso insostenibile, una tesi insostenibile, una situazione insostenibile».
Gli insostenibili siamo noi. Insostenibili con le nostre esigenze vitali di esseri umani, uguali agli altri nella nostra diversità. Insostenibili nel giudizio di chi sostiene ben altre cose, come la “finanza creativa”, l’economia di carta, i raider, le banche d’affari sporchi, i derivati, i venture capital, i consulenti esterni delle organizzazioni che hanno centinaia di consulenti interni, le fondazioni create dai capibastone della politica, i giornali senza lettori, gli opinionisti con un’unica opinione, i dibattiti televisivi senza alcun dibattito, ove i peggiori esempi di malapolitica vengono presentati su un piano di perfetta parità, con i rarissimi esempi di buon governo…
Siamo insostenibili soprattutto perché diciamo e chiediamo la verità, perché siamo gli ultimi tra gli ultimi, quelli ai quali un Signore caritatevole promise il Regno dei Cieli.
E qui chiedo perdono per la mia irriducibile e laica tendenza a far scendere a livello terra-terra anche quello che si libra in alto. Credo infatti che l’Evangelista per una volta abbia errato o mal compreso. Nostro Signore disse infatti «beati i poveri di spirito», riferendosi ai non-alcolisti, ai sobri, agli amanti della fresca acqua di fonte, le cui azioni e pensieri non sono alterati dai fumi dell’alcool. Altro non poteva intendere: perché i poveri, quelli davvero poveri, sono ricchi nello spirito: se non lo fossero, dove trarrebbero la forza per sopravvivere?
Cosa sostiene, quindi, gli insostenibili? Non certo la politica, ma semplicemente la forza dello spirito (humour e spirito satirico compresi).