La partecipazione sociale può essere un’alternativa alla crisi e alle politiche di austerità e in tal senso le molte esperienze interessanti in Europa dimostrano che è possibile ricostruire la fiducia e la democrazia a partire dalla partecipazione, senza sottovalutare i rischi che ciò comporta e in particolare quello di delegare eccessivamente le responsabilità pubbliche e sociali al Terzo Settore e agli stessi Cittadini, nel momento in cui il settore pubblico è sempre meno in grado di rispondere ai crescenti bisogni. Il principale campo di sperimentazione e di innovazione, inoltre, dev’essere il livello locale.
Concetti, questi, ben dimostrati dai numerosi studi presentati e discussi durante i due giorni di dibattiti alla Conferenza Internazionale di Pisa denominata Participatory local welfare, citizenship, and third sector organizations. What is a stake? (PART_WEL Conference), organizzata dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione, dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa e dal LaRISS (Laboratorio di Ricerca sullo Sviluppo e l’Inclusione Sociale), in collaborazione con il Centro di Ricerca TeVal (Teorie, Metodi e Tecniche della Valutazione).
Sono stati ben centocinquanta gli esperti confrontatisi a Pisa in sessioni plenarie e tematiche, provenienti da università e centri di ricerca da tutto il mondo.
Fra i protagonisti della due giorni c’è stato innanzitutto John Clarke della Open University di Milton Keynes (Regno Unito), uno dei massimi studiosi mondiali della partecipazione, che ha animato la sessione iniziale, riflettendo sul valore e sui rischi della partecipazione sociale nelle nostre società.
Cinquanta, poi, gli studi presentati e discussi, centrati soprattutto su casi di implementazioni di nuovi e innovativi servizi, sul rafforzamento della fiducia nelle Istituzioni e fra i Cittadini e sulla coesione sociale. Il tutto con un’idea costantemente presente, che cioè lo Stato non rinunci al proprio ruolo pubblico e non abbandoni la società civile, incoraggiando idee innovative e progetti sperimentali, oltreché operando per la redistribuzione della ricchezza e per la giustizia sociale.
Da segnalare, infine, che nel corso delle due giornate in Toscana, si è creato un network informale fra gli studiosi, che continuerà a lavorare insieme per sviluppare conoscenze e strumenti per favorire veri processi partecipativi. (G.S.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Giulio Sensi, comunicazione@volontariatoepartecipazione.eu.
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