«Voi ci chiedete il voto, noi vi chiediamo di poter continuare a vivere!»: è davvero mirabile la sintesi con cui la signora Margherita di Palermo – madre di un bimbo con disabilità di 9 anni, bisognoso di essere assistito per ogni funzione vitale – “fotografa”, in vista delle prossime elezioni politiche nazionali, il proprio stato d’animo, che coincide con quello di migliaia di altri genitori e familiari di persone con disabilità, con i medesimi, drammatici problemi.
«Mio figlio – ci ha scritto nella sua lettera – frequenta la scuola dell’obbligo e ancora oggi, nonostante tutte le leggi per la tutela delle persone con disabilità, devo continuamente richiedere ciò che è un suo diritto e combattere per ottenerlo. Mi sono dovuta rivolgere al TAR [Tribunale Amministrativo Regionale, N.d.R.] per riavere riconosciute le ore di sostegno, gli assistenti all’igiene e alla persona e quello alla comunicazione, che già dovrebbero essere assegnati per legge. Il giudice ha condannato la scuola e il Comune, ma nonostante tutto sono obbligata da ben due anni a recarmi a scuola a far mangiare e bere mio figlio».
Quante volte, in questi anni, abbiamo dovuto denunciare su queste pagine ciò che ci racconta la signora Margherita e chiederci, insieme a lei, «che Paese è un Paese che non tutela i diritti dei Cittadini deboli e fragili? E che non assicura il diritto all’istruzione»?
E quante volte abbiamo dovuto dare visibilità alla situazione di chi «spesso è obbligato ad abbandonare il lavoro per poter seguire i propri figli, a causa delle molteplici lacune della scuola, della sanità e nei pochi (o nulli) spazi creati per il loro tempo libero»?
E soprattutto, per quante volte ancora le persone con disabilità e le loro famiglie dovranno organizzarsi e partire alla volta dei “palazzi” di Roma, per andare a rivendicare il rispetto di diritti apparentemente “scolpiti” in leggi nazionali e internazionali, come anche oggi è successo in Piazza Montecitorio, con la manifestazione promossa dall’associazione napoletana Tutti a Scuola? (S.B.)
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