In previsione del’elezione di un nuovo Parlamento e della nomina di un nuovo Governo, la FISH (Federazione Italiana per i Superamento dell’Handicap), ha ribadito, in un ampio documento, gli interventi normativi e regolamentari che ritiene prioritari per le persone con disabilità e le loro famiglie, per il loro diritto di cittadinanza e per la loro stessa qualità della vita.
Partendo dalle politiche sociali, il testo ricorda come rafforzare il welfare favorisca una crescita intelligente, equa e sostenibile. È necessario pertanto realizzare un Sistema Sociale Nazionale che sappia programmare e assicurare servizi omogenei su tutto il territorio del nostro Paese, sulla base di Livelli Essenziali di Assistenza, ma anche di buone prassi e innovazione sociale. E segnatamente anche di risorse: in tal senso, i Fondi per il Sociale devono tornare almeno ai livelli del 2008 e in questo contesto le politiche sulla disabilità devono essere coordinate e unitarie, per evitare dispersione di risorse, sovrapposizione di interventi, disagio per i Cittadini, assenza di risposte ad istanze ben note e inesigibilità di diritti certi.
Tutto il sistema di valutazione e accertamento della disabilità dev’essere poi, secondo la FISH, profondamente rivisto: attualmente è costoso, sovradimensionato, inefficace e altamente sanitarizzato, in modo tale da generare uno spaventoso contenzioso ed enormi disagi per i Cittadini.
Massimo è inoltre l’impegno che la Federazione richiede sul fronte dell’autonomia personale, della Vita Indipendente, del cosiddetto “dopo di noi” e della deistituzionalizzazione delle persone con disabilità. Qui viene ritenuto necessario favorire la domiciliarità, il mantenimento di tutta l’autonomia possibile, lo sviluppo dell’autonomia personale e l’inclusione nella propria comunità di riferimento. Con servizi, risorse, impegno.
Per quanto poi riguarda la sanità, anche qui la richiesta è quella di un deciso cambio di rotta. Infatti, l’accesso ai servizi per la salute delle persone con disabilità riserva ancora non pochi ostacoli e ciò per molte cause, dal contenimento della spesa sanitaria all’inadeguata flessibilità del Sistema Sanitario Nazionale di fronte alle specificità e alle gravità; dallo scarso investimento culturale in termini di riabilitazione/abilitazione alla compressione del diritto di scelta del Cittadino. Il tutto reso ancora più grave, tenendo conto delle situazioni in settori ad elevato carico assistenziale, o in àmbito ad esempio di Malattie Rare, con particolari necessità farmacologiche, terapeutiche e diagnostiche, oltreché sul fronte della salute mentale.
Anche la qualità dell’inclusione scolastica, negli ultimi anni, ha subito un forte abbassamento di livello, dovuto non solo ai consistenti tagli alla spesa per la scuola pubblica, ma anche a una disattenzione politica ad aspetti che solo apparentemente possono sembrare marginali.
Il riferimento è al sostegno e al supporto didattico delle persone con disabilità, ma anche agli effetti che alcune scelte o lacune hanno generato, quali la carente formazione e aggiornamento in materia di disabilità o l’attribuzione spesso esclusiva del sostegno a “pochi” insegnanti, senza dimenticare il costante affollamento delle classi.
Molto seria, poi, viene ritenuta la situazione rispetto al lavoro, dove il tasso di inoccupazione delle persone con disabilità assume toni davvero drammatici: si stima, infatti, che quasi l’80% di esse siano prive di un lavoro.
La Legge 68 del 1999, basandosi sul principio del collocamento mirato e della valutazione delle capacità personali, aveva fissato anche meccanismi di promozione e di tutela, delineando responsabilità, servizi, strutture e politiche attive. Un quadro teorico tutt’altro che completato, secondo la FISH, la cui richiesta è quella di una riforma dei processi di inclusione nel mercato del lavoro delle persone con disabilità, pensando anche introdurre, per queste ultime, ammortizzatori per l’inoccupazione.
Sul fronte della mobilità, nonostante una robusta attività normativa e regolamentare, rimane purtroppo ancora critica, la situazione, per la qualità della vita delle persone, in particolare se con disabilità o anziane, condizionandone, quindi, le opportunità, l’inclusione e l’accesso ai servizi. Edifici e città non accessibili e sistemi dei trasporti non fruibili comportano effetti discriminatori che vanno sanati nell’interesse di tutti, ma in particolare come azione propedeutica all’esigibilità di altri diritti (alla salute, alla cultura, allo studio, al lavoro).
Ultima, ma non certo ultima, la necessità di rilanciare il sostegno alla famiglia. Il lavoro di cura, infatti, svolto dalle famiglie italiane, è spesso poco o nulla considerato nelle sue dimensioni, nelle sue cause, nei suoi effetti. Le famiglie – e soprattutto le donne – sopperiscono alla carenza dei servizi, ma questo comporta la rinuncia all’occupazione o sovraccarichi non indifferenti (anche fisici e psicologici), oltre a una mancata copertura previdenziale.
Molti aspetti problematici potrebbero essere risolti grazie a una rafforzata rete dei servizi e a una maggiore flessibilità lavorativa. Al contempo, però, appare necessario riconoscere anche giuridicamente il lavoro di cura di quei familiari che svolgono il ruolo nodale e indispensabile per la qualità di vita di un familiare convivente con disabilità ad elevata intensità assistenziale.
Per tutto ciò, la FISH – nel documento elaborato in questi giorni – richiede un impegno di Legislatura, ma anche una serie di interventi da realizzarsi nei primi cento giorni di Governo, per le maggiori emergenze, quelle con più dirette ricadute sui Cittadini. (Ufficio Stampa FISH)
Ricordiamo ancora che il testo integrale del documento prodotto dalla FISH, di cui si parla nella presente nota, è disponibile nel sito della Federazione. Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.