Nel corso della sua relazione alla Commissione Bilancio dell’Assemblea Regionale Siciliana – ultimo atto ufficiale del suo mandato – l’Autorità Garante delle Persone con Disabilità dell’Isola, Edoardo Barbarossa – la revoca del cui incarico ha suscitato e sta tuttora suscitando varie polemiche, come da noi ampiamente riferito nei giorni scorsi – si è soffermato sulle esigenze e sulle istanze del mondo della disabilità siciliano.
Al centro della discussione vi è stato in particolare il Piano Triennale Regionale a favore delle Persone con Disabilità, prodotto nel 2006 e «largamente inapplicato», secondo Barbarossa, oltre alla necessità di ricostituire il Tavolo Tecnico presso la Presidenza della Regione, previsto dal Piano stesso, per attuare una seria programmazione delle politiche in favore delle persone con disabilità.
Barbarossa ha sottolineato quindi «che sarà possibile parlare di dignità della persona disabile e di esigibilità dei diritti, solo se si renderà obbligatoria la stesura dei piani individualizzati e si creerà di uno specifico Fondo per la Disabilità nella Finanziaria Regionale, procedendo secondo i princìpi previsti dalla Convenzione ONU, dalla Legge 328/00 e dal Piano Triennale Regionale».
Riguardo poi ai 50 milioni di euro destinati alla disabilità, di cui nei giorni scorsi aveva parlato il Governo Regionale, il Garante uscente ha inteso precisare che essi «sono legati unicamente a trasferimenti nazionali (27 milioni al Fondo per la Non Autosufficienza e 23 al Fondo per le Politiche Sociali)» e che, al di la dei vincoli di legge, risultano «largamente insufficienti a sostenere le esigenze del welfare in Sicilia».
«In realtà – ha rilevato Barbarossa – del Fondo per la Disabilità dovrebbero far parte necessariamente i 27 milioni di quello Nazionale per la Non Autosufficienza, una parte di quello per le Politiche Sociali, ma anche porzioni del Fondo Sanitario legate alla disabilità e somme del Fondo Sociale Europeo dedicate all’inclusione sociale». «La coesistenza nel Fondo per la Disabilità di somme gestite dagli Assessorati Regionali alla Famiglia e alla Salute – ha poi concluso – consentirebbe in automatico una programmazione integrata e condivisa, sia a livello regionale che nei Distretti Socio-Sanitari». (S.B.)
Ringraziamo Ilenia Lodato per la segnalazione.
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