Appare quanto mai opportuna la precisazione diffusa dal Servizio HandyLex.org, dopo la pubblicazione, nei giorni scorsi, di alcuni articoli di giornale («la Repubblica.it» e «ItaliaOggi.it»), che oltre ad essere presentati con titoli quanto meno inquietanti (A rischio la pensione di invalidità per migliaia di donne sposate e Pensione invalidi civili, vale il cumulo dei redditi familiari), contenevano affermazioni ritenute «scorrette e distorte», su un tema tanto delicato come quello del limite reddituale da prendere in considerazione, per l’erogazione delle pensioni di invalidità.
Come infatti i Lettori ben ricorderanno, la Circolare INPS 149/12 del 28 dicembre scorso, aveva previsto che per le persone con invalidità civili al 100%, dal 2013 si prendesse in considerazione anche il reddito del coniuge, ai fini della pensione di invalidità.
Si era trattato di un provvedimento che aveva suscitato dure prese di posizione da parte di numerose organizzazioni sindacali e del Terzo Settore, come ad esempio la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che per tramite del proprio presidente Pietro Barbieri, aveva parlato di «un atto gravissimo», di «una decisione politica che colpisce i più poveri, espropriandoli di una pensione dall’importo risibile». Lo stesso Barbieri, quindi, aveva chiesto «l’immediata sospensione» di un atto ritenuto «contrario a ogni regola democratica e morale», oltre a pretendere anche «chiarezza rispetto ai meccanismi di assunzione del provvedimento».
Quella decisione dell’INPS, infatti, era stata puramente amministrativa e non basata quindi su alcun dettato normativo, bensì su una Sentenza della Corte di Cassazione, nemmeno pronunciata a Sezioni Unite, del 2011 (4677/11), senza considerare l’esistenza di altri pronunciamenti di segno esattamente opposto. Cosicché, da quest’anno, migliaia di persone avrebbero perso il diritto alla pensione (270 euro circa al mese, vale sempre la pena ricordarlo!).
Tante proteste avevano tuttavia portato alla sospensione del provvedimento, resa nota dalla Direzione Generale dell’INPS con il Messaggio n. 717 del 14 gennaio scorso, e al contemporaneo confronto aperto tra l’Istituto e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale, per chiarire la questione. Nel frattempo, naturalmente, i limiti reddituali continuano ad essere quelli di sempre, ovvero quelli individuali.
Ebbene, come dicevamo, HandyLex.org precisa ora, rispetto alle notizie apparse in questi giorni, che innanzitutto «non esiste ancora nessuna Sentenza della Corte di Cassazione», dal momento che «il 13 febbraio era solo il giorno dell’esposizione del parere da parte del Procuratore Generale della Corte di Cassazione». La Sentenza, quindi, non si avrà prima di un mese.
Fatto poi ancor più importante da sottolineare – come è già stato scritto anche su queste pagine, in occasione di altre questioni legislative – «qualunque sia la Sentenza – si legge nella nota prodotta da HandyLex.org – essa si applicherà solo al caso specifico, con un peso esclusivamente giurisprudenziale, pur ancora parziale, non essendo pronunciata a Sezioni Unite, ma non certo con il valore di legge», ciò che riguarda appunto tutte le Sentenze della Cassazione. «Il giorno dopo – viene perciò puntualizzato – non cambierà assolutamente nulla per le persone invalide, se non interverranno altri atti specifici amministrativi (impugnabili) o normativi (altrettanto impugnabili)».
«Ben lungi, per altro, dal minimizzare i rischi per le persone con disabilità, rispetto a tali problemi, l’attenzione – conclude la nota di HandyLex.org – non dev’essere alla Corte di Cassazione e alla sua prossima Sentenza, quanto piuttosto alle interlocuzioni in corso al Ministero e all’attività legislativa del prossimo Parlamento, che emergerà dalle imminenti elezioni politiche». «In tal senso – viene rilevato – la FISH ha già chiesto ai candidati alle elezioni e al prossimo Governo, di sanare la questione in modo definitivo, approvando una norma di interpretazione autentica». (S.B.)