Avevo circa otto anni, portavo le protesi e a scuola dovevo esercitarmi nel fare dei lavori per aumentare la mia capacità d’uso. Un giorno tornai a casa tutta contenta e dissi: «Mamma, guarda ho scritto così bene con le mani che sembra fatto con i piedi…».
Ma è possibile fare le cose fatte bene con i piedi? Certo che lo è, se il tuo punto di vista non è quello comune agli altri. Avete mai pensato che le prospettive nella vita dipendono dalle nostre esperienze e che non rispecchiano sempre quello che è vero per tutti?
Condivido questi miei punti di vista nel libro Cosa ti manca per essere felice? (Mondadori, 2011), in cui mi racconto come donna e come artista. Forse alcuni Lettori mi conoscono già come danzatrice o per i miei incontri motivazionali, ma qui vorrei parlare di pittura.
A me piace pensare di avere “due ali”, una è la danza e l’altra e la pittura: due forme artistiche che in questi anni mi hanno permesso di condividere il mio mondo con tante persone.
Ho iniziato a dipingere all’età di quattro anni, in modo molto spontaneo, come se fosse una necessità innata e piano piano la pittura è diventata la mia vita, il mio mezzo per esprimere emozioni, pensieri e sensazioni. Ho sempre pensato che l’arte non abbia confini o limiti di nessun tipo e che il modo in cui viene creata non ne debba pregiudicare il valore, in nessun senso. Non importa cosa usi per esprimerti, ciò che conta è il risultato e quello che riesci a trasferire al di fuori di te. Può sembrare un concetto semplice, quasi scontato, ma vi assicuro che non è così. Sapete quante volte mi sono sentita dire frasi come «io non riuscirei a farlo nemmeno con le mani», oppure «è bello quel dipinto e considerando come è stato dipinto lo è ancora di più»…
Perché dipingere con il piede o con la bocca dovrebbe aggiungere o togliere qualcosa al dipinto stesso? Cosa importa come è stato dipinto? Ciò che conta è l’emozione che provoca nello spettatore sia in senso positivo che negativo. È un’utopia quella di sperare che un giorno le persone riescano a guardare a ciò che fa una persona con un qualunque tipo di disabilità con lo stesso occhio che si usa per una persona che apparentemente viene considerata “normodotata”?
A me piace pensare che sia possibile e che lo debba essere da ora, che quel processo sia già avvenuto e che sia in atto adesso.
Ci sono tante persone in tutto il mondo che dipingono per esempio con il piede (come me) o con la bocca, ne è dimostrazione l’Associazione Internazionale delle Persone che dipingono con la bocca e con il piede (VDMFK, mentre SPAM è la casa editrice italiana collegata).
Ho la fortuna di conoscere tantissimi pittori di tutto il mondo, che per nascita, per incidenti o malattie, non hanno l’uso delle mani e hanno iniziato a usare o i piedi o la bocca per fare tutto quello che il resto del mondo fa con le mani. Ci sono circa ottocento pittori in tutto il mondo che fanno parte di questa associazione e che hanno trovato nella loro arte non solo un lavoro, ma anche una passione che dà un grande senso alla loro vita.
Spesso mi chiedo: qual è la differenza tra un pittore che dipinge con la bocca o con il piede e uno che lo fa con la mano? Non sono tutte parti del nostro corpo? Perché dipingere con la mano dovrebbe avere un valore aggiunto solo perché ci sono più persone che lo fanno? O perché è parte di quella “normalità” che non ho mai compreso.
Vi invito a guardare le loro opere, non le mie, non è una “pubblicità” alla mia attività di pittrice. Ma se vi piace l’arte, vi invito a guardare le opere di alcuni di questi pittori, provando a pensare che sono semplicemente state create da uomini o donne che attraverso la pittura esprimono il loro mondo e le loro emozioni. Un quadro non è per forza un’opera d’arte: lo è solo un quadro fatto bene, al di là di come viene fatto.
L’arte è una delle più alte espressioni umane di creatività e di fantasia, perché permette all’uomo di esteriorizzare la propria interiorità. Il significato della parola Arte non è definibile in maniera assoluta, perché la sua definizione varia nel passaggio da un periodo storico all’altro e da una cultura all’altra. Non credete quindi che in questo significato ci sia posto anche per questi artisti, che non dipingono con qualcosa in meno, ma semplicemente a modo loro ed esprimono il loro periodo storico e la loro cultura, come ogni altro artista?
Fortunatamente non c’è mai un solo modo per fare una determinata cosa, ma ognuno di noi può trovare il suo modo, nelle espressioni artistiche e anche nella vita.
Testo già apparso (con il titolo “Arte senza barriere: dipingere con i piedi. «Guarda mamma! Senza mani!»”) in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al contesto, per gentile concessione.
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