Come riuscire a sviluppare quelle Indicazioni sulla scuola?

a cura di Salvatore Nocera*
Sono infatti certamente apprezzabili i contenuti delle nuove “Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione”, diffuse recentemente dal Ministero, ma tra i forti tagli alla scuola pubblica, il sovraffollamento delle classi e le scarsissime possibilità di formazione e aggiornamento dei docenti, sarà ben difficile svilupparne i princìpi

Alunno con disabilità a scuolaLa Gazzetta Ufficiale (Serie Generale) n. 30 del 5 febbraio scorso ha pubblicato il Decreto Ministeriale n. 254/12, recante in allegato le nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, che sostituiscono quelle emanate rispettivamente nel 2004 e nel 2007, dagli allora ministri dell’Istruzione Letizia Moratti e Giuseppe Fioroni.
Si tratta di un corposo documento di quasi settanta pagine, ripartito nelle seguenti parti: Cultura Scuola Persona, Finalità generali, L’organizzazione del curricolo, La Scuola dell’Infanzia e La Scuola del Primo Ciclo.
L’impostazione generale, dato il valore centrale assegnato alla persona, consente di adattare alcune affermazioni indirettamente pure agli alunni con disabilità, alla cui inclusione, per altro, vi sono riferimenti specifici in alcuni passaggi. Ne riportiamo qui di seguito i più significativi.

Dal capitolo Cultura della Persona: «La scuola nel nuovo scenario. La piena attuazione del riconoscimento e della garanzia della libertà e dell’uguaglianza (articoli 2 e 3 della Costituzione), nel rispetto delle differenze di tutti e dell’identità di ciascuno, richiede oggi in modo ancor più attento e mirato, l’impegno dei docenti e di tutti gli operatori della scuola, con particolare attenzione alla disabilità e ad ogni fragilità, ma richiede altresì la collaborazione delle formazioni sociali, in una nuova dimensione di integrazione fra scuola e territorio, per far sì che ognuno possa “svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società (articolo 4 della Costituzione) […]. La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi, in questa prospettiva, per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità, di disabilità o di svantaggio [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».
E successivamente: «Centralità della persona. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione».

Dal capitolo L’organizzazione del curricolo: «Certificazione delle competenze. Particolare attenzione sarà posta a come ciascuno studente mobilita e orchestri le proprie risorse – conoscenze, abilità, atteggiamenti, emozioni – per affrontare efficacemente le situazioni che la realtà quotidianamente propone, in relazione alle proprie potenzialità e attitudini».
E ancora: «Una scuola di tutti e di ciascuno. La scuola italiana sviluppa la propria azione educativa in coerenza con i principi dell’inclusione delle persone e dell’integrazione delle culture, considerando l’accoglienza delle diversità un valore irrinunciabile. […] Particolare cura è riservata agli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali, attraverso adeguate strategie organizzative e didattiche, da considerare nella normale progettazione dell’offerta formativa. Per affrontare difficoltà non risolvibili dai soli insegnanti curricolari, la scuola si avvale dell’apporto di professionalità specifiche come quelle dei docenti di sostegno e di altri operatori. Tali scelte sono bene espresse in alcuni documenti di forte valore strategico per la scuola, quali “La via italiana per la scuola interculturale e l’Integrazione degli alunni stranieri” del 2007, “Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità “ del 2009, “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento” del 2011, che sintetizzano i criteri che devono ispirare il lavoro quotidiano degli insegnanti».

Dal capitolo La Scuola dell’Infanzia: «I bambini. La Scuola dell’Infanzia si presenta come un ambiente protettivo, capace di accogliere le diversità e di promuovere le potenzialità di tutti i bambini. […] La Scuola dell’Infanzia riconosce questa pluralità di elementi che creano tante possibilità di crescita, emotiva e cognitiva insieme, per far evolvere le potenzialità di tutti e di ciascuno».
Riguardo poi alle famiglie: «Le famiglie dei bambini con disabilità trovano nella scuola un adeguato supporto capace di promuovere le risorse dei loro figli, attraverso il riconoscimento delle differenze e la costruzione di ambienti educativi accoglienti e inclusivi, in modo che ciascun bambino possa trovare attenzioni specifiche ai propri bisogni e condividere con gli altri il proprio percorso di formazione».
Ragazzo in carrozzina studia al tavolo di una bibliotecaE ancora, sui docenti: «La professionalità docente si arricchisce attraverso il lavoro collaborativo, la formazione continua in servizio, la riflessione sulla pratica didattica, il rapporto adulto con i saperi e la cultura. La costruzione di una comunità professionale ricca di relazioni, orientata all’innovazione e alla condivisione di conoscenze, è stimolata dalla funzione di leadership educativa della dirigenza e dalla presenza di forme di coordinamento pedagogico».
Per quanto poi concerne l’ambiente d’apprendimento: «L’apprendimento avviene attraverso l’azione, l’esplorazione, il contatto con gli oggetti, la natura, l’arte, il territorio, in una dimensione ludica, da intendersi come forma tipica di relazione e di conoscenza. Nel gioco, particolarmente in quello simbolico, i bambini si esprimono, raccontano, rielaborano in modo creativo le esperienze personali e sociali. Nella relazione educativa, gli insegnanti svolgono una funzione di mediazione e di facilitazione e, nel fare propria la ricerca dei bambini, li aiutano a pensare e a riflettere meglio, sollecitandoli a osservare, descrivere, narrare, fare ipotesi, dare e chiedere spiegazioni in contesti cooperativi e di confronto diffuso. […] L’osservazione, nelle sue diverse modalità rappresenta uno strumento fondamentale per conoscere e accompagnare il bambino in tutte le sue dimensioni di sviluppo, rispettandone I’originalità, l’unicità, le potenzialità attraverso un atteggiamento di ascolto, empatia e rassicurazione».

Dal capitolo La Scuola del Primo Ciclo: «Il senso dell’esperienza educativa. La scuola sollecita gli alunni a un’attenta riflessione sui comportamenti di gruppo al fine di individuare quegli atteggiamenti che violano la dignità della persona e il rispetto reciproco, li orienta a sperimentare situazioni di studio e di vita dove sviluppare atteggiamenti positivi ed imparare a collaborare con altri».
Sull’alfabetizzazione culturale di base: «La padronanza degli strumenti culturali di base è ancor più importante per bambini che vivono in situazioni di svantaggio: più solide saranno le capacità acquisite nella scuola primaria maggiori saranno le probabilità di inclusione sociale e culturale attraverso il sistema dell’istruzione».
E sull’ambiente d’apprendimento: «L’acquisizione dei saperi richiede un uso flessibile degli spazi, a partire dalla stessa aula scolastica, ma anche la disponibilità di luoghi attrezzati che facilitino approcci operativi alla conoscenza per le scienze, la tecnologia, le lingue comunitarie, la produzione musicale, il teatro, le attività pittoriche, la motricità. […] Valorizzare I’esperienza e le conoscenze degli alunni per ancorarvi nuovi contenuti. […] In questo modo l’allievo riesce a dare senso a quello che va imparando. […] Attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità, per fare in modo che non divengano disuguaglianze. […] L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole comuni, inoltre, anche se è da tempo un fatto culturalmente e normativamente acquisito e consolidato, richiede un’effettiva progettualità, utilizzando le forme di flessibilità previste dall’autonomia e le opportunità offerte dalle tecnologie. […] Incoraggiare l’apprendimento collaborativo. Imparare non è solo un processo individuale. La dimensione sociale dell’apprendimento svolge un ruolo significativo. In tal senso, molte sono le forme di interazione e collaborazione che possono essere introdotte (dall’aiuto reciproco all’apprendimento cooperativo, all’apprendimento tra pari), sia all’interno della classe, sia attraverso la formazione di gruppi di lavoro con alunni di classi e di età diverse. A questo scopo risulta molto efficace l’utilizzo delle nuove tecnologie che permettono agli alunni di operare insieme per costruire nuove conoscenze, ad esempio attraverso ricerche sul web e per corrispondere con coetanei anche di altri Paesi».

Ragazzo con disabilità a scuolaOsservazioni
Il documento – che prende le mosse dalle citate Indicazioni Nazionali del 2007 dell’allora ministro Fioroni, il quale aveva a propria volta rivisto le Indicazioni del 2004 del ministro Moratti – è certamente apprezzabile, anche se risente di alcuni aspetti della normativa introdotta negli anni scorsi dal ministro Mariastella Gelmini. Sarà infatti ben difficile sviluppare pienamente i princìpi del documento, permanendo i forti tagli alla scuola pubblica, il sovraffollamento delle classi, l’impostazione fortemente “disciplinarista”che condiziona pesantemente la tradizionale impostazione per aree della Scuola del Primo Ciclo – e le scarsissime possibilità di formazione e aggiornamento, dovute ai tagli anche ai fondi ad essi dedicati.

Alcune critiche sono state mosse alla procedura di formazione del documento, a causa del poco tempo concesso alle scuole per l’esame di esso e dell’insufficiente recepimento da parte del Ministero di tutti i suggerimenti pervenuti da più parti. Conseguentemente è stato richiesto un attento monitoraggio di come le singole scuole applicheranno in concreto le indicazioni. Queste ultime, infatti, dovranno sostanzialmente entrare nei contenuti dei POF (Piani dell’Offerta Formativa) e caratterizzare i percorsi didattici dei singoli alunni.
A proposito di questi ultimi, finalità delle Indicazioni sono quelle di fare sviluppare le conoscenze e le abilità dei singoli alunni, al fine di poter effettuare una valutazione delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione. E tuttavia, è stata messo in luce la mancanza di un valido collegamento tra il profilo dell’alunno al termine del primo ciclo di istruzione e il primo biennio di scuola superiore, con il quale si completa l’obbligo scolastico.

Quanto infine all’attenzione delle Indicazioni per il tema dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, si sono riportate sopra alcune frasi che esplicitamente o implicitamente possono riferirsi a tale aspetto. Non si sa però quanto questi spunti potranno essere facilmente individuati e sviluppati dalla generalità dei docenti.
Si invitano quindi le famiglie a dialogare non solo con i docenti per il sostegno, ma soprattutto con i singoli docenti curricolari, affinché si ponga bene in luce che – come stabilisce la Sentenza 215/87 della Corte Costituzionale -, per gli alunni con disabilità capacità e merito non sono valutabili secondo standard oggettivi, ma vanno considerati secondo le specifiche peculiarità di ciascuno.
Ciò dovrà servire anche a consentire una corretta autovalutazione da parte delle scuole sulla qualità dell’inclusione scolastica, come aspetto caratterizzante la qualità di tutto il sistema d’istruzione, alla luce dei principi delle Indicazioni Nazionali esaminate in questa sede.

Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Responsabile del Settore Legale dell’Osservatorio Scolastico dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down). Il presente testo è il riadattamento di una scheda apparsa anche nel sito dell’AIPD.

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