La burocrazia che ci soffoca (anche per votare)

Un giovane non in grado di piegare da solo la scheda elettorale chiede il “voto assistito”, garantito dalla normativa vigente. Dall’Ufficio Elettorale assicurano che per ottenere il necessario certificato dell’ASL, basta esibire la documentazione che attesti l’infermità. E invece no, il medico chiede la presenza della persona! Un’ordinaria storia di “asfissiante burocrazia”, che ostacola l’esercizio di un diritto

Particolare di persona in carrozzina che entra in un localeLa normativa vigente parla chiaro. Come si può infatti leggere all’interno dell’accurata scheda presente nel Servizio HandyLex.org, «sono da considerarsi “elettori fisicamente impediti”, “i ciechi, gli amputati delle mani, gli affetti da paralisi o da altro impedimento di analoga gravità”. Le persone con queste disabilità, e non con altre, possono esercitare il diritto di voto con l’aiuto di un elettore della propria famiglia o di un altro elettore, volontariamente scelto come accompagnatore. […] Non è necessario che l’elettore che risulta quale accompagnatore sia iscritto nelle liste elettorali dello stesso comune dell’assistito. L’unico requisito richiesto per l’accompagnatore dell’elettore disabile è quello della iscrizione nelle liste elettorali di un qualsiasi comune italiano. Qualora la disabilità non sia evidente, oppure non sia nota al presidente di seggio, deve essere richiesto uno specifico certificato rilasciato da medici designati dall’Azienda Usl. Tale documento deve precisare che “l’infermità fisica impedisce all’elettore di esprimere il voto senza l’aiuto di altro elettore”. Questi certificati devono essere rilasciati immediatamente, gratuitamente e in esenzione a qualsiasi diritto o applicazione di marche. Il certificato viene poi allegato agli atti della sezione elettorale».

Tutto chiaro, quindi? Tutto semplice, al momento di esercitare il proprio diritto di voto? Sembra proprio di no, per lo meno a giudicare da quanto denuncia nel blog InVisibili del «Corriere della Sera.it» Antonella Moggi, madre di Paolo Fabbri, trentaduenne affetto da atassia di Friedreich, malattia neurologica degenerativa che purtroppo nel tempo inibisce anche i movimenti, creando notevoli difficoltà nell’uso delle mani, donde la richiesta di voto assistito alle imminenti elezioni del 24-25 febbraio.
«Ai primi di febbraio – scrive la signora Moggi – mi sono recata presso il mio Comune, quello di Peschiera Borromeo (Milano), per chiedere informazioni circa il voto assistito, in quanto Paolo riesce a votare, ma non è in grado di ripiegare la scheda da solo. All’Ufficio Elettorale mi hanno detto che ci sarebbe voluta una certificazione della ASL e che appena avrebbero avuto indicazioni mi avrebbero fatto sapere. Solo il 18 febbraio, l’Ufficio Elettorale mi ha fatto sapere di avere ricevuto le informazioni: dovevamo andare alla ASL, non quella del mio Comune, ma quella di San Donato (Milano). Mi hanno assicurato che non era necessaria la presenza di Paolo, bastava la documentazione che ne attestasse l’invalidità».
«Ci siamo quindi organizzati in fretta e furia – continua Antonella Moggi – per non lasciare Paolo da solo: non sta bene e non mi sembra il caso di portarlo fuori sotto la neve per andare a mettersi in mostra da un medico. Mio marito si è recato alla ASL munito della tessera elettorale di nostro figlio, del certificato di invalidità, di copia della documentazione da Legge 104, di copia di una relazione clinica rilasciataci sei mesi fa dall’Istituto Neurologico Besta di Milano e… Niente, il medico non ha accettato di farci il documento, in quanto, a suo dire, era necessaria la presenza di mio figlio».

«Ma dov’è l’integrazione sociale di cui tanti si riempiono la bocca?», commenta amaramente la madre di Paolo Fabbri, aggiungendo: «Perché se c’è già un problema grave, se ne devono aggiungere altri ancora? Perché Paolo per esercitare un suo diritto, il voto, deve tribolare ancora, quando ha già fatto centinaia di visite e abbiamo la casa invasa di certificati?».
«E questa – conclude con una riflessione che condividiamo interamente – è solo una delle tante difficoltà, perché la burocrazia ci sta letteralmente soffocando! E poi non si trattava di andare a chiedere soldi, per cui poteva essere giustificato il fatto che un altro medico “toccasse con mano” l’invalidità di Paolo, avevamo solo bisogno di un certificato per poter esprimere un suo diritto… il voto!». (S.B.)

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