Nella sua ultima seduta del 12 febbraio scorso, il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ha deciso – a scrutinio segreto e senza rendere note le esatte motivazioni – di escludere la lotta (greco-romana e stile libero) dall’elenco delle venticinque discipline principali, che rappresenteranno la base del programma per i Giochi del 2020.
E così, per la lotta greco-romana, quelle del 2016 a Rio de Janeiro saranno le “Olimpiadi dell’addio”, dopo secoli – si può ben dirlo – di onorata presenza. Stiamo parlando, infatti, di una delle più antiche discipline olimpiche, introdotta per la prima volta addirittura nelle Olimpiadi Antiche del 708 avanti Cristo e successivamente uno degli sport più importanti e rappresentativi anche nelle Olimpiadi Moderne, sin dalla prima edizione di Atene del 1896.
Ma non è assurdo togliere dal programma olimpico uno sport dalla tradizione millenaria, per dare spazio a discipline come il golf e il rugby a sette, che nulla hanno a che vedere con la tradizione e lo spirito dei Giochi? «Il CIO – è sbottato Andrea Minguzzi, medaglia d’oro a Pechino 2008 nella lotta greco-romana e tornato recentemente ad allenarsi dopo un lungo stop per infortunio in vista dei Mondiali di settembre a Budapest – sta facendo una pazzia totale! Come possono pensare di togliere dalle Olimpiadi la più antica delle discipline sportive? Spero che da qui a settembre tutte le Federazioni Nazionali facciano sentire la loro voce, affinché si cambi questa pazzia. Che Olimpiadi sarebbero senza la lotta?».
La parola “fine”, infatti, potrebbe non essere stata ancora scritta, dal momento che il Comitato Olimpico potrebbe cambiare la propria decisione in maggio, quando verrà scelto uno sport da aggiungere a quelli previsti per il 2020. Negli ultimi anni, per altro, il CIO si era preoccupato per le dimensioni crescenti dei Giochi Estivi, decidendo anche di limitare il numero di atleti ammessi. Allo stesso modo i membri del Comitato avevano espresso l’esigenza di modernizzare il programma.
Anche per il mondo dei sordi, si tratta di una notizia traumatica, pur non facendo più parte la lotta, ormai da anni, del programma della FSSI (Federazione Sport Sordi Italia). Infatti, la storia dello “sport silenzioso” ben rammenta che fu proprio l’FSSI – quando nel 1957 organizzò a Milano gli Ottavi Giochi Internazionali Silenziosi -, a inserire quella disciplina nel programma delle “Olimpiadi dei Sordi”.
In quel momento l’Italia vantava un sordo, Ignazio Fabra, che era stato campione del mondo e due volte medaglia d’argento alle Olimpiadi (Helsinki 1952 e Melbourne 1956), e proprio dal successo di quel torneo di lotta greco-romana e a stile libero fra i sordi di tutto il mondo, promosso a Milano, il CISS (Comité International des Sport des Sourds) accolse la proposta italiana e decise di inserire ufficialmente le due discipline nel programma dei quadriennali Giochi Internazionali Estivi dei Sordi – che oggi si chiamano Deaflympics – e nei quali la lotta è uno sport importante.
Oltre a Fabra, poi, due volte medaglia d’oro, altri sordi italiani hanno vinto medaglie d’argento o di bronzo, alle “Olimpiadi Silenziose” (Caserta, Cognato, Lucchese, Mele, Mercogliano, Pampini, Simonetti e Telleri.
Ora quindi che il CIO ha deciso di “cancellare” la lotta dalle Olimpiadi “ordinarie”, dovrà però sopravvivere la storia scritta dal grande lottatore sordo Ignazio Fabra per il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e per la gloriosa FSSI (Federazione Sport Silenziosi d’Italia), quando quella Federazione era l’organismo di Educazione Fisica dell’ENS (Ente Nazionale dei Sordi) e quando nelle Scuole ENS di Roma e Palermo, la lotta era una disciplina dell’educazione fisica stessa, da cui uscirono schiere di uomini completi e non solo di campioni sportivi.