Comme à la guerre

di Giorgio Genta
«Più che la fatica fisica e il progredire dell’età - scrive Giorgio Genta - il familiare della persona con disabilità gravissima teme tutto ciò che ostacola il suo libero mandato, come la burocrazia esasperante, i servizi che spesso non sanno rapportarsi con lui in maniera positiva e costruttiva e l’incapacità, da parte dei politici, di tradurre in realtà quelle leggi che ne sosterrebbero efficacemente l’amorevole azione di cura»
Guerra di trincea
Guerra di trincea, durante il primo conflitto mondiale

Il disturbo post traumatico da stress (PTSD) è una sindrome tipica di coloro che sono stati sottoposti a intensissimi choc emotivi, quali quelli derivanti da bombardamenti intensi o da combattimenti prolungati in tempi di guerra.
Se consideriamo la disabilità gravissima di un familiare come un “perenne combattimento” contro le avversità esistenziali, il suo caregiver è esposto a possibile PTSD, anche se obiettivamente non è alta la percentuale degli assistenti di cura affetti da tale patologia. E tuttavia, l’insorgenza di alcuni sintomi caratteristici delle sindromi da stress è condizione ricorrente in chi presta cure di particolare impegno e intensità a familiari a forte rischio esistenziale, vale a dire quando la qualità e l’intensità dell’azione di cura viene percepita come l’unico possibile argine a una diagnosi infausta.
Talvolta, inoltre, il progredire della patologia viene vissuto dal caregiver come conseguenza di una presunta inadeguatezza del proprio operato e ciò ingenera sensi di colpa in realtà del tutto immotivati. Più comunemente, per altro, il caregiver è ben conscio dell’insostituibilità del suo ruolo e trae una forte motivazione esistenziale nel proprio prestar cura.

Non è quindi una sorpresa constatare che più che la fatica fisica e il progredire della propria età anagrafica, il familiare della persona con disabilità gravissima tema tutto ciò che ostacola il suo libero mandato: la burocrazia esasperante, la frequente incapacità dei servizi a rapportarsi con lui in maniera positiva e costruttiva, il rischio che il protagonismo, o all’opposto, l’indifferenza dei politici distorcano o non traducano in realtà i provvedimenti legislativi che potrebbero sostenere efficacemente la sua amorevole azione di cura.

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