Sotto il peso della soma

Di fronte a tragedie come quella che ha visto in Sicilia un uomo di 39 anni uccidere le due sorelle disabili e poi suicidarsi, si impone, secondo Giorgio Genta, un triste ma pacato ragionare sulle possibili cause di tanta disperazione. «E soprattutto – scrive – bisogna ripensare, a tutti i livelli, su come intervenire nel settore della famiglia con disabilità, per evitare che altre vite restino schiacciate “sotto il peso della soma”»

Giovane a capo chino, seduto su un marciapiedeLa terribile tragedia di questi giorni a Terme Vigilatore, piccolo centro in provincia di Messina, dove un uomo di 39 anni ha ucciso con il veleno le due sorelle disabili e si è poi suicidato con lo stesso mezzo, suscita una sensazione di forte sgomento in tutte le famiglie con disabilità e pone ancora una volta – e in maniera sempre più pressante – il problema dei servizi di sostegno a chi presta il lavoro di cura familiare.
La prima speranza è che il sensazionalismo e il falso pietismo abbandonino per una volta le pagine e gli schermi dei media e ad essi si sostituisca – nel rispetto di tre vite recise – un triste ma pacato ragionare sulle possibili cause di tanta disperazione.

Come spesso accade in casi relativamente simili, le testimonianze dei vicini di casa e delle autorità divergono sensibilmente: secondo i primi, infatti, l’uomo da mesi si sarebbe ripetutamente lamentato di non riuscire più a sostenere la sua situazione familiare. Il Sindaco del Comune siciliano descrive invece la persona come molto legata alle sorelle, affettuosa con loro e priva di problemi economici. Egli, inoltre, non si sarebbe mai rivolto ai Servizi Sociali e l’Amministrazione ignorava l’esistenza di tali problemi.

Pur con tutte le cautele necessarie in vicende del genere, rammentando sempre che di ciò bisogna scrivere per capire e non per giudicare, appare abbastanza difficile credere che in un piccolo paese le necessità e le implicazioni di una situazione familiare tanto difficile non fossero note ai Servizi Sociali del Comune. Il fatto poi che l’uomo non si fosse mai rivolto specificatamente a questi ultimi non autorizza un disinteresse da parte dei Servizi stessi, essendo nella loro specifica ragion d’essere quella di occuparsi di casi analoghi.

Le ristrettezze generali di bilancio, la mancanza di adeguati fondi dedicati, le carenze di personale: queste le motivazioni maggiormente citate dalle Amministrazioni, a difesa dei mancati interventi nel settore della famiglia con disabilità.
Ebbene, in questa sorta di difesa vi è certamente del vero, ma occorre un ripensamento generale sul reperimento e sulla destinazione delle risorse finanziarie e umane e questa operazione intellettuale va fatta a tutti livelli, da quello governativo a quello del piccolo paese, anche e soprattutto negli impetuosi frangenti della tempesta politica ed economica in corso e per evitare che altre vite di caregiver e dei loro assistiti restino schiacciate “sotto il peso della soma”.

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