«La mia vita è divisa a metà, c’è un prima e un dopo. Il confine è un guardrail che si strappa le mie gambette dal ginocchio in giù il 22 agosto del 2005. Avevo ventotto anni, una chioma di capelli corvini, un’abbronzatura da paura, una carriera lanciatissima, una grande famiglia, un manipolo di amici super affezionati e un fidanzato da almeno una decina d’anni. Sapevo chi ero ed ero abituata a contare soprattutto sulle mie forze: questo mi faceva sentire al sicuro, imbattibile. In un secondo è sparito tutto!».
Si presenta così, Giusy Versace, nella sua prima autobiografia, intitolata Con la testa e con il cuore si va ovunque, libro uscito nei giorni scorsi da Mondadori e che verrà presentato venerdì 8 marzo a Milano (Spazio Eventi Mondadori, Piazza Duomo, 1, ore 18.30), con l’intervento, oltreché dell’Autrice, del giornalista del «Corriere della Sera» Claudio Arrigoni e della cantante Jo Squillo.
In copertina del libro, vi è una Giusy ammiccante, con rossetto rosso e abito lungo, che posa su una pista di atletica, sfoggiando le “gambe” che preferisce: le protesi da corsa. All’interno, un racconto suddiviso in ventidue capitoli che ripercorrono le tappe fondamentali della sua nuova vita, dal terribile incidente al risveglio nell’ospedale di Cosenza, la gioia e il dolore provati a camminare su nuove gambe e l’inizio di una nuova vita e di una nuova passione: l’atletica leggera.
L’estrema naturalezza della narrazione – accompagnata da un pizzico d’ironia – rendono il racconto piacevole e scorrevole. La Giusy Versace che si racconta nel libro è una donna forte, caparbia, innamorata della vita e capace di sdrammatizzare in ogni situazione. Il suo racconto è una testimonianza di gioia, fede e un costante invito a non arrendersi mai.
«Sono molto felice di essere riuscita a scrivere questo libro – racconta lei stessa – anche se per me è stata una vera sfida. Non nascondo di aver fatto fatica a far riaffiorare nella memoria fatti ed emozioni che pensavo di avere superato, ma che in realtà ho rivissuto con un po’ di dolore. Raccontarmi non è stato semplice, ma alla fine molto terapeutico, e di questo ne sono felice. Nell’autobiografia, così come nella realtà, ho cercato di far emergere le cose belle e positive che ho saputo cogliere nella tragedia, e adesso spero tanto che questo libro arrivi nelle mani di chi ha bisogno di nuovi stimoli per andare avanti e che aiuti la gente ad amare di più la vita». (Manuela Merlo)
Per ulteriori informazioni: manuela.merlo@gmicomunicazione.it o manuela.merlo@studioghiretti.it.